Certe cose si leggono negli occhi, e quelli di Novak Djokovic non erano neppure increduli. La giornata di gloria di Alejandro Tabilo non basta a spiegare tutto: perdere 6-2, 6-3 nel torneo del cuore, senza lottare, senza reazione, non è cosa da numero uno del mondo. E i conti cominciano a non tornare: potrebbe essere l'inizio della fine?
«Non so cosa sia successo, non ero io»: dopo Nadal gli Internazionali d'Italia di tennis perdono anche lui, ma non è la stessa cosa. Due giorni dopo la borraccia sulla testa è arrivata una tranvata sul Centrale del Foro Italico, e la voglia di Nole è solo quella di scappare via, uscito tra qualche fischio pure ingeneroso. Ma è un segnale: arriva in conferenza stampa pochi minuti dopo la fine della partita, ce ne mette 5 per liquidare la giornataccia senza accampare scuse, risolve la domanda più insidiosa («ma a questo punto come preparerai il Roland Garros?») con un semplice «as usual», come sempre insomma. Era un grido di battaglia, adesso sembra quasi una speranza. In fondo è così dall'inizio dell'anno: da quanto tempo succedeva che Djokovic arrivasse a metà maggio senza aver vinto neanche un torneo? Ecco, bisogna andare a cercarlo (se escludiamo il 2018 per l'infortunio al gomito e il 2022 per la questione Covid, si ritorna al 2006), ma non è neppure questo il punto. La risposta ai molti dubbi che cominciano ad affollare non solo la sua testa è quando uno come lui comincia a dire «mi diverto ancora a giocare, ma mi pesa sempre di più stare lontano dalla famiglia». Lo ha ribadito più volte, da inizio d'anno, e certe cose appunto si leggono negli occhi e nel sorriso stanco: «È come se nelle mie scarpe fosse entrato un giocatore diverso». Poi, sì, c'è anche la borraccia, «venerdì sono riuscito a dormire, ho avuto mal di testa e pensavo poi di essere a posto. Ma evidentemente non era così», eppure lo sa anche Novak che il vero Djokovic sarebbe passato sopra pure a quello: «Anche se non ho pensato di fare esami e forse invece avrei dovuto: ora li farò. Ero completamente fuori equilibrio».
Certe cose cadono dal cielo, magari da uno zaino.
Ma alla fine ci sono i numeri, e non mentono: se Nole non arriverà almeno in finale a Parigi (e Medvedev non vincerà Roma e il Roland Garros), Sinner diventerà numero uno del mondo anche senza giocare. Il tennis, davvero, riserva a volte strani colpi di testa.
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