Coraggio da n.1

Da Donnarumma capitano vero a Buffon verso l'addio all'Italia. Abodi duro su Gravina, mentre Biancofiore ne chiede le dimissioni

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Quando i capitani ci mettono la faccia. Prima le scuse agli italiani di Gigio Donnarumma dopo l'imbarazzante prova contro la Svizzera. E ora la riflessione di Gigi Buffon, a cui le modalità di questa sconfitta costataci l'eliminazione dall'Europeo non sono piaciute. Se in Figc non c'è stato nessuno scossone con il presidente Gravina che non ha fatto un passo indietro né sulla sua posizione nè su Spalletti, il capodelegazione azzurro sta invece valutando, secondo Tuttosport, di farsi da parte. Nulla di ufficiale per ora: Buffon vorrebbe prima incontrare il numero uno della Federcalcio e il Ct per manifestare le sue considerazioni e i suoi dubbi.

Nel post gara di Berlino la sua risposta sibillina in zona mista: «Non parlo, spero che lo facciano altri». Una frase che aveva aperto a scenari inimmaginabili prima dell'avventura in Germania. Poi il giorno dopo aveva ascoltato con attenzione le parole a Casa Azzurri di Gravina e Spalletti ed era sembrato poco sereno. Tanto che all'arrivo a Malpensa aveva detto con chiarezza: «Il gruppo poteva far meglio e anche io nel mio ruolo posso aver deluso le aspettative». Da qui le sue riflessioni, iniziate nella notte dei confronti all'hotel di Iserlohn: avrei potuto fare di più durante il ritiro tedesco?

L'addio di un totem come Buffon, che ha ideato un rito prima di ogni allenamento a Coverciano con richiami all'inno e alla maglia azzurra, non farebbe che aumentare i dubbi e le ombre sul futuro dell'Italia. E intanto Gravina, sotto il peso di critiche durissime, non si è dimesso ma pensa a un disimpegno naturale in coincidenza della scadenza del mandato. I numeri per una nuova elezione (la terza) ci sarebbero, ma il fuoco continuo delle polemiche, i recenti contrasti con la maggioranza di governo sulla commissione che dovrà esaminare i conti dei club e le difficoltà a superare i limiti del calcio italiano hanno lasciato il segno.

Gli ultimi attacchi sono arrivati dal presidente del Coni Malagò («in Germania un'umiliazione, sembrava di essere su Scherzi a parte, gli ho suggerito di anticipare le elezioni federali e lui ha accettato») e dal ministro per lo sport e i giovani Abodi: «Ero a Berlino e ho vissuto una disfatta, una resa incondizionata, non solo sportiva ma anche morale. La cosa che mi ha sorpreso poi è la ricerca di responsabilità altrui. Penso che di fronte alla sconfitta il primo fattore che deve emergere sia l'autocritica e da qui ripartire. Ancora una volta lo sport insegna ad assumersi le responsabilità direttamente».

«È vergognoso che di fronte a tutta una serie di fallimenti, il presidente della Figc Gravina non trovi la dignità di rassegnare le dimissioni in rispetto degli italiani, indignati per l'indecoroso spettacolo

di chi tiene in ostaggio il calcio», così la senatrice Michaela Biancofiore, presidente del gruppo Civici d'Italia, NM, MAIE, già sottosegretario allo sport. Al momento per Gravina sembra troppo complicato andare avanti.

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