Doppietta da principi. La Ferrari di Vettel sembra quella di Schumi

Seb e Kimi 16 anni dopo Michael e Barrichello sbancano il Casinò. La Rossa poi vinse il titolo

Doppietta da principi. La Ferrari di Vettel sembra quella di Schumi

Dal nostro inviato a Monte Carlo

Ci sono adolescenti al liceo che non avevano mai visto vincere una Ferrari a Monte Carlo. Accontentati. Ora sanno l'effetto che fa. Stordisce. Perché un po' non ci si crede e un po' no e allora è tutto un gran stropicciarsi gli occhi. Sarà per via delle viuzze, delle curve, dei guardrail che raschiano gli specchietti delle monoposto e l'animo dei tifosi, ma trionfare da queste parti sa di roulette e numero buono uscito nel momento giusto. O meglio: due numeri buoni. Vettel primo, Raikkonen secondo anche se forse sarebbe meglio dire Vettel primo e anche Raikkonen primo. Perché Kimi autore della pole era comodo al comando quando al pit stop ha dovuto inchinarsi alla ragion di Stato.

Vittoria numero nove in 75 edizioni della corsa per il Cavallino. In fondo, in tanti anni, solo poche gioie, quasi che il dedalo monegasco abbia a noia le Rosse che vede parcheggiate ovunque durante l'anno. L'ultima volta di una Ferrari in trionfo fu kaiser Schumi a firmarla, anno 2001, cosa che Vettel liquida sbrigativamente «ah sì? Non ci avevo pensato, ma conta aver vinto oggi...». Anche all'epoca era stata doppietta però al posto di Kimi c'era gregario Barrichello. Sembra un déja vu.

Non lo è. È tutto vero. È la Ferrari che vince e allunga in vetta al mondiale portando a 25 punti il vantaggio di Vettel su Hamilton solo settimo al traguardo. E lo fa orchestrando alla perfezione la terza vittoria stagionale del tedesco (la seconda qui) e, soprattutto, l'inchino di Raikkonen. Ci sta. Tanto più da quando gli ordini di squadra sono tornati legali e per di più c'è da abbattere la Mercedes che stavolta, davanti, è riuscita a portare solo Bottas, quarto dietro a Ricciardo. Ci sta meno, invece, che i ferraristi non lo ammettano, che non dicano massì, era una delle ipotesi che avevamo studiato, posticipare la sosta del leader mondiale perché qui le gomme degradano meno, le ultra soft sono veloci e resistenti e quei maledetti otto punti in più potrebbero alla fine fare la differenza. No. Niente. Tutto frutto di una botta di... e di due giri meravigliosi firmati da Vettel quando fra i big era rimasto il solo a non aver ancora cambiato gomme.

Così, al netto dell'euforia per questo importantissimo successo che porta la Rossa in testa anche alla classifica costruttori, resta il retro gusto amaro per un'ingiustizia sportiva. Per cui è normale che a Raikkonen girino e dica comunque dopo parleremo.... Così come normale è che Vettel sembri l'Alonso imbarazzato del 2010, ad Hockenheim, quando Massa leader era stato costretto a cedere il successo al compagno. «Non avevamo parlato di strategia» ammette Seb, «però della gara nel suo complesso sì, ed era chiaro che come sempre chi era al comando avrebbe fatto sosta prima. Questo si è rivelato uno di quei rari casi in cui posticipare aiuta... Infatti ero davvero sorpreso quando, rientrato, mi sono trovato davanti a lui e capisco la delusione di Kimi... Al suo posto mi sentirei alla stessa maniera». Soprattutto, è normale che il presidente Marchionne mandi messaggio urbi et orbi perché quanto avvenuto «era quello che aspettavamo da tanto tempo, una gara che entrerà nella nostra storia.

Non solo una vittoria ma una doppietta in un Gran Premio di grande tradizione...». Bene così. Anche perché quando molti liceali di oggi non erano ancora nati, quello Schumi di cui Vettel non rammentava la doppietta, dopo aver vinto a Monte Carlo, aveva anche portato a casa il mondiale.

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