Squadra che vince, si cambia. Non sono bastati otto anni di collaborazione e tre titoli di vicecampione del mondo (2017-2019) per convincere Ducati del valore di Andrea Dovizioso. L'estenuante braccio di ferro tra pilota e Casa ha portato all'annuncio da parte del forlivese del divorzio sabato alla vigilia del GP d'Austria. Neanche 24 ore dopo la formalizzazione dell'addio a Ducati per la prossima stagione perché «quando fai parte di una situazione in cui credi e in cui abbia senso continuare, allora ci lavori. Quando le cose non vanno in quel modo, allora è meglio prendere questo tipo di decisioni, dato che c'è ancora questa stagione da scrivere».
Il Dovi domina allo Spielberg in una gara divisa in due dal terribile incidente che ha visto coinvolti un irruente Zarco e uno sfortunato Franco Morbidelli. Poche frazioni di secondo e un grande sospiro di sollievo per la tragedia sfiorata, quando nella caduta le due moto sono volate tra Vinales e Rossi, con quella di Morbidelli che, come un proiettile di 160 chili lanciato a oltre 300 km all'ora ha sfiorato Valentino di mezzo metro. Un miracolo. Nonostante il bruttissimo incidente, entrambi i piloti ne sono usciti illesi.
La carambola ha fatto sfumare i sogni di vittoria del leader della prima parte di gara Pol Espargaro (KTM), che non ha saputo sfruttare bene la ripartenza. Ne ha approfittato Dovizioso che prosegue così la sua striscia vincente al Red Bull Ring. «Non sono riuscito a gustarmi la vittoria come si deve», ha commentato, «un po' perché è strano senza pubblico, e un po' perché c'è stato un errore nel tabellone che segnalava ancora un giro». Di fatto però il successo rilancia il Dovi nella lotta al campionato: secondo a soli 11 punti da Quartararo (ieri 8°). «Abbiamo iniziato a costruire la nostra vittoria dalle libere del venerdì quando ho cambiato la frenata», ha spiegato il Dovi, «basta poco, nell'assetto o nello stile di guida, a cambiare il comportamento della gomma Questo spiega il disastro di Jerez e Brno e il successo in Austria, così come gli alti e bassi di tanti piloti». Correre a cuor leggero ha comunque influito. «Non sono decisioni che si maturano in pochi giorni, ma sicuramente la chiarezza aiuta. Sabato notte ho dormito sogni tranquilli».
Il Dovi non vuol parlare di rivincita verso il management Ducati, anche se il messaggio trapela tra le righe.
«Questa vittoria non è una risposta a Ducati e non cambia la mia decisione. Sono qui per essere veloce». E se Dovizioso dovesse veramente vincere il titolo, in questo campionato stravolto dal virus e dall'assenza di Marquez, qualcuno in Ducati dovrà dare delle spiegazioni.
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