"Dura ripetere Sydney 2000. Ma l'Italnuoto può stupire"

Fu il primo oro azzurro in vasca e l'unico ad aver fatto doppietta. "Punto su Ceccon, deve reggere"

"Dura ripetere Sydney 2000. Ma l'Italnuoto può stupire"
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In principio fu Fabio Mainoni, primo nuotatore azzurro ad aver partecipato ai Giochi dell'era moderna senza saperlo. Sfogliando i giornali dell'epoca, infatti, non si trova la parola "Olimpiade". Invece si parla sempre e soltanto di campionati del mondo, nel quale il milanese Mainoni decide di tuffarsi nella Senna e nuotare a rana in una gara di resistenza di 4000 metri. Cent'anni dopo l'edizione di Parigi 1900, l'Italia vinse a Sydney il primo oro nel nuoto in corsia con Domenico Fioravanti, oggi imprenditore dell'azienda di costumi Akron, che fece doppietta 100-200. Sempre a rana. Insomma, era destino. Quella australiana rimane la miglior Olimpiade nel nuoto per l'Italia, che a Tokyo ha chiuso con lo stesso numero di medaglie di Sydney (6), ma senza ori. Un vuoto da provare a colmare a Parigi. Per molti, Thomas Ceccon è l'uomo su cui si fa affidamento per tornare sul gradino più alto del podio.

Domenico, è d'accordo?

«Sì, ad oggi se dovessi puntare un euro, lo punterei su Ceccon. Arrivare da favorito non è semplice, anzi potrebbe risultare complicato».

In che senso?

«Quando hai addosso le aspettative di tutti è difficile confermarsi. È la testa che conta. Ti fa fare cose straordinarie, ma potrebbe farti crollare vertiginosamente».

Consigli da dare agli azzurri?

«Trovare la chiave per viverla con un pizzico di leggerezza. Non c'è niente da dimostrare al mondo, se non a se stessi».

I social amplificano l'attenzione?

«Noi usavamo il telefono solo per chiamarci, i social non esistevano. Il contro è che non potevamo sfruttarli in termini di visibilità».

Come vede questa Nazionale, per molti la più forte di sempre? Sydney però rimane ancora l'edizione più vincente.

«La squadra italiana di oggi non è inferiore, ma è difficile eguagliare il bottino di 3 ori, un argento e 2 bronzi di Sydney. Nessuno si aspettava da noi tutte queste medaglie, ma quando sei un outsider hai molta più leggerezza e così nei 100 rana riuscii a battere campioni come Moses e Sludnov».

Fiore resta l'unico nuotatore italiano con due ori nella stessa edizione.

«I record sono fatti per essere battuti, se dovessero arrivare 2 ori da un azzurro ben venga, anche se la vedo difficile».

Da un ranista all'altro, cosa pensa di Martinenghi?

«Nicolò dal punto di vista mentale è molto forte. Ma a Parigi avrà degli avversari temibili come l'inglese Peaty e il cinese Qin. L'importante è essere lì a giocarsela, spesso ci si gioca tutto in centesimi».

Ranista è anche Benedetta Pilato.

«È una mina vagante. La speranza è che possa continuare a ripetere le cose fatte in quest'ultima stagione. L'esperienza di Tokyo non è andata bene e potrebbe averle dato il giusto bagaglio per Parigi».

A Parigi il nuoto arriva frastornato dalla controversia legata ai 23 cinesi positivi al doping prima di Tokyo, ma non fermati. Ieri il presidente degli sport olimpici tedeschi, Thomas Weikert, ha detto che andavano squalificati.

«Voglio sperare che questa situazione sia stata analizzata approfonditamente dagli uffici competenti dell'antidoping. Con 23 atleti risultati positivi qualche pensiero me lo faccio. Voglio sperare che chi gareggerà a Parigi sia pulito. Abbiamo visto che nello sport non è sempre stato così. Significa non capire i propri limiti e non accettarli».

In Francia mancheranno tre atleti fermati per anomalie cardiologiche (la fondista Bridi, il fiorettista Garozzo e il pallavolista Anzani). Lei ai tempi dovette ritirarsi per simili motivi.

«Poveracci, non deve essere stato semplice: ti alleni 4 anni per andare all'Olimpiade per poi non potertela giocare. A me è successo mentre preparavo i Giochi di Atene. Ogni caso è a sé e ognuno reagisce in maniera propria.

Quando non mi è stata data l'idoneità, ero incredulo. Ho passato un periodo di buio, al limite quasi della depressione. Non voglio insegnare niente a nessuno, ma ritengo che ciascuno di noi possa trovare la forza di voltare pagina».

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