La Regina del campionato è nata nella notte di Ferragosto. Cinque gol nell'ostile Verona - con altrettanti marcatori diversi - e primo acuto di un'orchestra, il Napoli, che ha steccato solo quattro volte in stagione: agli albori del torneo e in questo mese di gennaio con i ko (indolore) post Mondiale a San Siro con l'Inter e quello (traumatico) al Maradona con la Cremonese, che ha tolto dal radar il primo obiettivo di stagione.
Poi solo vittorie, in Italia (sedici) e in Europa (cinque). E un +12 in serie A sulla seconda mai realizzato nell'era dei tre punti. Un primato che rende gli azzurri leader nei 5 Top tornei europei per punti e sostenibilità: media uguale a quella dell'Arsenal (2,63 in 19 gare per un totale di 50, ma i Gunners hanno solo cinque lunghezze di vantaggio sul City), monte stipendi quasi dimezzato (70 milioni contro 130) e valore della rosa inferiore (333 contro 495). Nel girone di Champions, un primo posto davanti il Liverpool che pure il trofeo lo ha vinto.
Grandi meriti vanno a Luciano Spalletti, che per i maligni ha già avuto un pregio: quello di «zittire» il vulcanico presidente De Laurentiis. Solo le Juve di Allegri (nel primo anno di Ronaldo) e Conte (nella stagione del record di 102 punti) oltre alla terza Inter di Mancini erano riuscite a fare meglio al giro di boa. Il tecnico di Certaldo sta vivendo una sorta di seconda giovinezza da allenatore e ha dato al Napoli un gioco fatto di pressione, possesso palla, verticalità e fisicità. Dopo le cessioni eccellenti (Insigne, Mertens e Koulibaly), le scelte geniali di Kvaratshkelia e Kim oltre al riscatto di Anguissa da parte del ds Giuntoli. «Con questi tre siamo a posto», disse il tecnico. Aveva una rosa forte e profonda che ha modellato da «sarto» che ha fama di essere un allenatore tecnicamente insaziabile.
Nel biennio sabbatico dopo il divorzio dall'Inter non si è infatti dedicato solo alla sua tenuta di Montaione, 50 ettari in provincia di Firenze, ma ha studiato, ha seguito un'infinità di partite, ripresentandosi - una volta ingaggiato da De Laurentiis - più che preparato. «A Napoli, città di San Gennaro, calcio e miracoli sono la stessa cosa, sono onorato di sedere sulla panchina della squadra dove ha giocato Diego Maradona, qui completerò il mio tour dell'anima dopo aver allenato a Roma nella città del Papa, a San Pietroburgo, quella degli zar, e a Milano, quella della moda e dell'industria», disse nel luglio 2021 appena investito del ruolo di tecnico dei partenopei. «Per far tornare l'entusiasmo c'è solo una strada: la vittoria». Una strada che lui ha intrapreso, percorrendola sfruttando al massimo le sue doti di grande condottiero.
Come il suo amico Mourinho che lo chiama «Spallettone» e che domenica lo sfiderà a Fuorigrotta ma con un ritardo di 13 punti in classifica. «Sarò con te... e tu non devi mollare» si legge sulla casacca di allenamento del Napoli. Una frase che sembra scritta da lui...
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