Firenze. L'Italia riparte 291 giorni dopo la goleada con l'Armenia a Palermo. I dieci mesi di stop della Nazionale hanno fatto perdere quella spinta data dai risultati (11 gare di fila vinte), dai gol (nove ai malcapitati ultimi avversari del 18 novembre 2019) e da un ranking tornato finalmente degno di una squadra come quella azzurra. «Abbiamo recuperato dodici posizioni (ora l'Italia è 13ª, l'ottava delle europee, ndr), ora dobbiamo restare nella top ten continentale per essere teste di serie al sorteggio dei gironi mondiali», così il ct Roberto Mancini. Che nella nuova avventura di Nations League («vogliamo vincere il girone e giocare la Final Four in Italia») inizia dalla Bosnia e in pratica dalla stessa formazione, al netto di infortunati e indisponibili, che battè per 3-0 Dzeko e compagni a Zenica il 15 novembre scorso. Dunque, con i calciatori che ritiene al momento in condizione più brillante e con Belotti - in gol nell'ultima contro i bosniaci - centravanti nel tridente. Lunedì in Olanda lascerà la maglia da titolare a Immobile (nel segno dell'alternanza che di fatto durerà fino a giugno).
«La scelta del centravanti titolare? I giocatori arriveranno all'Europeo con tante partite nelle gambe giocate in poco tempo - sottolinea Mancini, "istituzionalizzando" di fatto la staffetta tra i due attaccanti amici e mai rivali nei prossimi otto mesi -. Bisognerà avere elementi che anche in caso di cambi diano gli stessi risultati». D'altronde il parco punte non è più florido come un tempo. «Dieci anni fa c'era una scelta ampia e i ct erano addirittura costretti a lasciare a casa nomi importanti - dice ancora il Mancio -. Oggi non è più così, anche se non ci dimentichiamo che abbiamo il giocatore che ha segnato di più in Europa (la Scarpa d'Oro Immobile, ndr). Speriamo di continuare bene con chi abbiamo».
Porte aperte all'azzurro sì, ma non certo spalancate. «C'è un gruppo già formato, anzi alcuni di questi giovani stanno diventando grandi... ma questo gruppo ha ancora ampi margini di miglioramento», così il ct che ha chiamato Caputo per lo splendido campionato fatto, attende di poter vedere all'opera stabilmente i classe 2000 Kean e Tonali (assente in questa tornata di convocazioni) e comunque butterà un occhio al nuovo campionato. La sensazione è che gran parte dei 23 siano già decisi e tra cui dovrebbe esserci Jorginho che nonostante due soli allenamenti con il gruppo dovrebbe partire titolare stasera a Firenze e guidare gli azzurri in cabina di regia. «I ragazzi li ho trovati bene ma una cosa sono gli allenamenti e un'altra la partita - dice ancora il ct -. Nei limiti del possibile farò giocare tra Bosnia e Olanda il maggior numero di calciatori a mia disposizione».
Niente pubblico («una situazione che non mi piace, il calcio e lo sport in generale hanno bisogno del calore dei tifosi sugli spalti, ma per ora purtroppo è così», il rammarico di Mancini) e il Franchi che potrebbe essere utilizzato anche nelle prossime gare casalinghe se la situazione del virus non scenderà sotto i livelli di guardia. «Contro la Bosnia sarà una gara molto diversa da quelle di Zenica ma anche di Torino di giugno del 2019. Loro saranno senza Pjanic (ancora positivo al Covid come ha confermato ieri Dzeko, ndr) ma sarà una gara complessa». La Bosnia ha già iniziato da settimane il suo campionato anche se molti dei suoi elementi giocano in altri tornei. Tra questi Dzeko, al centro del mercato. «Lo saluterò prima e dopo la gara, ma in campo se dovrò dargli una scarpata, lo farò...
», scherza Florenzi, tornato a Roma da dove potrebbe andar via il bosniaco. «A calci no, Alessandro è un amico...», replica Dzeko che guiderà un mix di giovani e calciatori esperti. «Lui è un talento eccezionale - dice il ct Bajevic - ci aiuterà a conquistare l'Europeo negli spareggi».
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