Mai nei suoi quasi venti anni di storia, la Maratona di Roma aveva vissuto una vigilia così piena di ansia e di situazioni sospese. Mentre i cardinali entravano in Conclave per eleggere il nuovo Papa Francesco, l'avamposto degli oltre 14mila partecipanti cominciava ad arrivare in città. E per un po' si è temuto di dover gareggiare alle 16, con un finale alla luce dei riflettori, garantiti dall'ottima macchina organizzativa già in preallarme nei giorni della riunione dei cardinali.
Alla fine l'evento si farà con un percorso classico ma senza il passaggio nella zona di San Pietro, dove ci sarà il primo Angelus del nuovo Pontefice: partenza alle 9.30 da via dei Fori Imperiali (dove è previsto anche l'arrivo) e città tagliata in due, con grandi difficoltà per chi tra le 10 e le 12 dovrà raggiungere la Basilica principale di Roma. In pratica, un rito laico che celebrerà la nostra atletica alternativo a quello religioso con almeno un milione di persone.
Ottomila gli italiani iscritti (2.290 da Roma e provincia ma anche undici valdostani) e oltre seimila gli atleti stranieri provenienti da 81 nazioni (la Francia ha il record con 1.262 pettorali, 32 sono gli argentini che sicuramente vorranno celebrare il «loro» Papa), 2.300 le donne che percorreranno i 42,195 chilometri del percorso e 132 i disabili, tra cui il campione paralimpico e trionfatore delle edizioni 2010 e 2012 Alessandro Zanardi, iscritto nella categoria handbike. Non ci sarà invece il campione europeo di cross Andrea Lalli, infortunatosi al polpaccio. I più giovani iscritti arrivano da Svezia e Usa (class 1994), i più vecchi da Pisa e Copenaghen (classe 1929 per gli uomini, classe 1941 per le donne), 54 partecipanti compiranno il loro compleanno, 1.984 sono impiegati, la professione più presente tra i partecipanti. In 44 sono stati presenti in tutte le 19 edizioni, per 3.412 saranno la «prima volta» nella Maratona di Roma.
Tra gli uomini gli africani vanno a caccia del record della gara, centrato nel 2009 da Benjamin Kiptoo (2h07'17"). E il 26enne keniano Luka Lokobe Kanda è pronto a fare il bis della passata stagione, quando incassò grazie alla vittoria 40mila euro come premio. «Li ho investiti comprando un grande terreno nel mio Paese, ora stiamo costruendo la casa», così Kanda. A lanciargli il guanto di sfida sono stati i tre rivali più pericolosi, tutti etiopi. Il migliore del lotto è il 28enne Chala Dechase, che a Dubai nel 2010 fermò il crono in 2h06'33", ma il più competitivo però dovrebbe essere Bekana Daba Tolesa, 24 anni, che un paio di anni fa a Houston fece il record del percorso con 2h07'04" nonostante nell'ultimo chilometro si fosse fermato per un'esigenza fisiologica. Il terzo etiope sarà invece Getachew Terfa Negari, 29 anni.
Sicuro dominio africano anche in campo femminile dove, in assenza della vincitrice della passata edizione Hellen Jemaiyo Kimutai (l'atleta keniana è stata ricoverata la scorsa settimana a causa della febbre tifoide), la più accreditata risulta essere l'etiope Ashu Kasim Rabo, 28 anni, che vanta un primato di 2h23'09". «Ho scelto di venire a Roma per il mito di Abebe Bikila - ha detto, ricordando il campione olimpico del 1960 - e prometto che se arriverò prima al traguardo con un buon margine di vantaggio, mi toglierò le scarpe nel rettilineo finale in suo onore». Un gesto che già fecero in passato i suoi connazionali Siraj Gena, vincitore nel 2010, e Firehiwot Dado quando trionfò per la terza volta consecutiva nel 2011. La principale rivale dovrebbe essere la 36enne keniana Helena Loshanyang Kirop, prima a Venezia due anni fa con 2h23'37" e vincitrice in carriera di ben 5 maratone. Potrebbe invece riportare il titolo in Europa, a distanza di ben cinque anni dal successo della russa Bogomolova, la 25enne Sultan Haydar, nata in Etiopia ma dal 2008 in possesso della nazionalità turca. La gara andrà in differita su La7 dalle 10.30 alle 13.25.
In programma anche la non competitiva RomaFun di 5 chilometri e l'intera manifestazione, in collaborazione con l'Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali della Presidenza del Consiglio, ha fatto suo il claim: «Se chiudi con il razzismo ti si apre il mondo». Un messaggio chiaro, che assieme alla raccolta fondi del «Charity Program», sottolinea come la Maratona di Roma vada ben al di là del sano agonismo.
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