L'annuncio potrebbe sembrare a orologeria, con il clamore dell'Olimpiade ormai alle spalle e il braciere ancora tiepido. Nel giro di poche ore il mondo intero ha spostato gli occhi da Tokyo a Parigi. E non perché la Ville Lumière ha preso in carico l'eredità dei cinque cerchi. Adesso è la città di Lionel Messi e nemmeno il più grande evento sportivo al mondo deve fargli ombra. Anzi, il discusso trasferimento alla corte dell'emiro rappresenta la risposta ingorda del dio pallone agli dei dell'Olimpo, il brusco ritorno all'epoca dei mercenari sotto la guida spietata del vile denaro. Infranti ben presto i sogni olimpici, non restano che i ricordi di un'edizione a tinte azzurre destinata a restare nella storia.
Intanto il calcio fagocita medaglie e miliardi attraverso le scontate parole dell'argentino durante la presentazione ufficiale, a cui si sono aggiunte quelle piuttosto discutibili del suo nuovo presidente Al-Khelaifi. «Abbiamo seguito tutte le leggi, prima di fare qualsiasi passo abbiamo parlato con i soci, la Ligue 1 e i nostri partner. Si cerca di vedere solo le cose in negativo, ma è stato fatto tutto nella maniera migliore. Abbiamo rispettato il fair play finanziario». A parlare è il numero uno di un club che nel 2017 aveva arroventato l'estate con il doppio colpo Neymar-Mbappè, scucendo oltre 400 milioni di euro. Nel rispetto di quali regole? I soldi possono comprare qualsiasi cosa e ieri Al-Khelaifi ha perfino provato a buttarla sul romantico: «Dieci anni fa la gente si chiedeva cosa sarebbe stato di questo club. Avevamo grandi ambizioni, oggi con grande orgoglio le stiamo realizzando».
Non importa secondo quali criteri, soprattutto se Messi ha già dimenticato le ultime lacrime in salsa catalana. Questione di contratti, forse anche di stimoli secondo l'argentino: «L'ultima settimana è stata folle. Non dimentico quello che ho vissuto. Venire qui mi ha dato felicità e voglia di ricominciare». Nelle sue tasche va a finire un contratto di due anni, con un'opzione per il terzo, a 35 milioni di euro annui. Sfondata quota cento, il totale fino al 2024 ammonterà a 105 milioni complessivi.
In confronto le gioie olimpiche impallidiscono, vengono spazzate via da una voracità senza eguali. Nel basket lo sloveno Doncic, dopo la medaglia di legno a Tokyo, si è consolato con una nuova firma da cinque anni e 207 milioni di dollari in casa Dallas Mavericks: in Nba è il prolungamento più ricco della storia per un rookie di appena 22 anni. Il Coni invece elargirà solo 7 milioni agli azzurri saliti sul podio in Giappone, avendo previsto in partenza un aumento del 20% lordo dei premi rispetto al passato. L'uomo-jet Marcell Jacobs ha riscritto la storia nell'atletica, portandosi a casa 360 mila euro e ribaltando l'equilibrio mondiale prima sui cento metri e poi nella staffetta.
Non c'è paragone tra certe imprese olimpiche e tutto il resto, spesso gonfiato da interessi e cifre folli. Però in pochi giorni tutto è già cambiato. Merito dei vari emiri, Messi, Doncic e i loro fratelli. Tra opportunismo e miliardi.
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