La domanda è lecita: cosa sarebbe successo con Dzeko in campo al posto di Sanchez? Stai a vedere che in 11 contro 11 magari finiva diversamente e l'Inter a Liverpool completava la rimonta ed entrava nella storia? Il giorno dopo vincono i rimpianti o prevale la soddisfazione per la platonica vittoria e la certezza di avere Dzeko caricato a pallettoni per la delicata trasferta in casa del Torino?
Domande lecite, come giusta resta la scelta di Inzaghi: averci provato con moderazione, cercando prima di tutto di dribblare la brutta figura, che poi sul campo è invece diventata bella, evitando di sprecare troppe energie. Dzeko, 36 anni fra una settimana, finora ha giocato 2.630 minuti, 200 in più che nell'intera ultima stagione in giallorosso. Giusto tenerne conto, così come giusto rilevare che finora ha segnato 16 gol (12 in campionato), 3 in più che in tutta la scorsa stagione. Una serata di recupero può quindi valere molto di più del rimpianto per la sua assenza ad Anfield.
Piuttosto, Inzaghi non aveva certo fatto i conti con gli acciacchi di De Vrij e Brozovic, sostituiti contro il Liverpool, entrambi per problemi ai polpacci, là dove stanno i muscoli più noiosi per chi corre, perché sempre difficili da guarire senza ricadute. De Vrij è più grave e si è capito subito: per lui l'ecografia ha già detto niente Toro e probabilmente nemmeno Fiorentina, la settimana successiva. Tornerà, tornerebbe, dopo la sosta, in tempo utile per la sfida alla Juventus di inizio aprile.
La speranza di Inzaghi è che almeno Brozovic possa farcela. Ieri riposo, oggi gli esami strumentali. Senza di lui s'è già visto che sono guai, perché in organico non esistono alternative all'altezza. E contro Juric servirà chi sa dare i tempi alla squadra, perché la partita sarà tutto fuorché semplice.
Anfield ha definitivamente restituito all'Inter il Martinez che le serve nella volata scudetto. Dai 3 gol alla Salernitana, al capolavoro di Liverpool, il Toro di Inzaghi in 4 giorni ha spazzato via due mesi abbondanti di angosce e digiuno da gol. Perché un conto è avere la fiducia dell'allenatore e questa Inzaghi non gliel'ha mai negata un altro è avercela in se stesso, e qui Lautaro è invece apparso in più occasioni nervoso e scoraggiato. I gol quindi come vitamina per lo scudetto, sapendo che già da domenica non sarà più possibile sbagliare.
Nella volata scudetto i pareggi tornano a essere mezze sconfitte e l'Inter che fino a un mese fa aveva (quasi) sempre vinto contro le squadre dal settimo posto in giù (faceva eccezione solo il pareggio con la Samp, poi sono arrivate la sconfitta con Sassuolo e l'altro pari a Marassi contro il Genoa), tra Torino e Fiorentina deve provare a fare il
pieno, perché è vero che poi dovranno vincere anche gli avversari, che i nerazzurri hanno sempre da recuperare la partita di Bologna (se ne parlerà ad aprile inoltrato), ma oggi la classifica dice primo Milan, seconda Inter.
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