La F1 torna umana e "bastarda" Ma il conto lo paga la Ferrari

Il duello show Hamilton contro Vettel tra frenate e ruotate regala un podio inedito e veleni. Seb punito rischia una gara

La F1 torna umana e "bastarda" Ma il conto lo paga la Ferrari

di Benny Casadei Lucchi

Tre piloti per caso sul podio. Praticamente miracolati. Dietro e sotto quel podio, nascosti nell'oscurità dei retrobox e degli umori cupi, l'essenza e gli eroi imperfetti del Gp di ieri. Loro due: Seb Vettel e Lewis Hamilton, quarto e quinto. Entrambi potenzialmente vincitori, entrambi decisamente trombati, entrambi d'ora in poi simbolo di questa nuova F1. Perché volevano «il corpo a corpo in pista» e l'hanno avuto. Comportandosi dietro la safety car con la lucidità di automobilisti in coda da ore sull'autosole a ferragosto senza aria condizionata. Uno che guida il serpentone e riparte in ritardo o rallenta all'improvviso, e l'altro che intanto pensa ai casi suoi e lo tampona e s'arrabbia e lo affianca e gli dà una ruotata. Sull'autosole di solito finisce accostando su una piazzola con il cric in mano per chiarirsi. A Baku, Gp dell'Azerbaigian, è finita con Seb e Lewis a blaterare cose per dimostrare le proprie, inconciliabili, ragioni.

Buon per lo show. E per questo Circus made in Usa in cerca di spettacolo. E buon per uno sport che fino a pochi mesi fa era Formula noia abitata da uomini, talvolta ragazzi, tenuti al guinzaglio da regole eccessive. Bene. Gli americani che la F1 hanno comprato e la Fia, che governandola ha subito capito dove tirasse il vento a stelle e strisce, stanno allentando il guinzaglio. Liberando talenti repressi, doti, ma anche difetti. E a Baku ne abbiamo avuto la riprova. Al netto del tifo di Stato che rende tutti ferraristi, non è vero che si è assistito a un festival di torti e ingiustizie a senso unico volti ad azzoppare il Cavallino. Siamo stati invece spettatori di una emozionante e spettacolare ribellione dell'uomo sulla macchina e sulle rispettive scuderie. Cioè Lewis e Seb, ognuno alla propria maniera, hanno cercato di fare il bene loro e non dei team, regalando un compendio di colpi bassi. In cui, è vero, alla fine ha avuto la peggio il Cavallino, ma senza che la Mercedes possa dire di aver cantato vittoria. Perché Bottas, secondo dietro a Ricciardo e davanti a baby Stroll, non è risultato esaltante. Meglio della Rossa, certo, con Raikkonen bistrattato e toccato proprio da Bottas al via e alla fine ritirato. Però Seb ha allungato di tre punti sull'inglese nella classifica piloti anche se, a fine gara, viste immagini inedite, i giudici gli hanno aggiunto altrettanti punti sulla patente: ancora tre e salterà un Gp.

Questo è successo. Non altro. La sfida dura fra due campioni pronti a tutto per vincere. Cioè Lewis contro Seb, cioè porcata contro porcata. Cioè la F1 come il pugilato e un circuito come il ring con Hamilton leader della corsa che dietro la safety car tocca i freni in uscita di curva e fa cosa sporca ampiamente prevista dalle regole non scritte della giungla corsaiola, per far spazio fra sé e il rivale incollato alle chiappe al momento della ripartenza. Tra l'altro non nuovo a mosse così e dieci anni fa, in Giappone, a farne le spese era stato proprio Vettel. E Seb che lo tampona e pensa «me l'ha rifatto» e gli si chiude la vena e lo affianca dandogli una ruotata. Che meraviglia! Errore contro errore, scorrettezza contro scorrettezza, bassa umanità contro bassa umanità, però sport sudato e vero.

«Ha frenato alla ripartenza, è pericoloso, ma hanno punito me» ha detto Seb. «La ruotata non è una condotta da 4 volte campione del mondo» ha detto Lewis. «Siamo in F1 o siamo al Colosseo, basta dirlo che ci adeguiamo... e nel dubbio non si dà ragione alla Ferrari...» ha persino detto Arrivabene regalando altra umanità da ring.

C'è stata persino la nemesi motoristica: a Seb lo stop and go di 10'' in pista, a Lewis, quand'era in testa, la sostituzione del paratesta sganciato e 10'' al box. Meraviglioso epilogo. Ovviamente per chi crede che uno sport si segua anche al netto del tifo e che dietro al volante ci siano uomini veri. Coraggiosi. A volte anche un po' bastardi.

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