È finito l'anno del campionato più grigio della storia nostrana. Partite rinviate, tamponi, vaccini, contagi più o meno identificati, strane interferenze delle aziende sanitarie, furbesche varianti di proprietà, presidenti al gabbio, plusvalenze ambigue, intercettazioni, fallimento del Catania dopo 75 anni di storia, un tempo orribile che non preannuncia sereno, semmai altre nuvole portatrici di temporali. Il calcio si regge su un equilibrio precario, contabile e tecnico, la nazionale campione d'Europa andrà ai play off mondiali, due squadre sono state eliminate dalla Champions, la classifica vede in corsa, per il titolo, quattro allenatori italiani che mai hanno vinto lo scudetto, alle spalle ci sono più forme e firme che sostanza, l'Inter ha lucidato il titolo girando prima assoluta dopo un'altra vittoria e numeri migliori di quelli importanti ottenuti nello scorso campionato, il cambio di allenatore ha dato risposte interessanti a Milano e a Napoli, non così a Torino là dove il passato è ormai remoto, il presente incerto e il futuro da scrivere con la calcolatrice e, sotto l'albero, un imprevisto quinto posto solitario. Si chiude con gli equivoci legati al Var, una buona idea applicata maldestramente da arbitri mediocri, astutamente gestiti e dipendenti da un regolamento scritto da chi non ama il gioco ma lo pilota per criteri squisitamente di potere affaristico, intendo la Fifa e la sua orchestra mediatica. Si è giocato non benissimo, con qualche eccezione, abbiamo perso, per tracollo finanziario, un fuoriclasse come Cristiano Ronaldo e siamo aggrappati a interpreti vintage con qualche promessa già valutata con cifre contrarie al senso del pudore. L'ultima giornata di dicembre non ha aggiunto certezze ma è andata via con un solo colpo di scena, la sconfitta del Napoli al Maradona contro lo Spezia, natale poco eduardiano in casa Spalletti.
La pausa per le festività servirà a ritrovare un respiro normale anche perché alla ripresa si andrà immediatamente con una giostra di partite pesanti e finale di supercoppa. Si dice così, sperando che il nuovo anno serva a dimenticare tutto ciò che di maligno ci ha riservato un tempo che sembra non finire mai.
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