"Fango su di me, ma poi la verità è venuta fuori. La medaglia d'oro più bella è stare con mia figlia". Intervista a Filippo Magnini

L'ex campione e le false accuse di doping: "Incubo durato anni"

"Fango su di me, ma poi la verità è venuta fuori. La medaglia d'oro più bella è stare con mia figlia". Intervista a Filippo Magnini
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Una medaglia può risplendere sul petto, ma anche far brillare l'anima. Filippo Magnini - che Wikipedia definisce «con Giorgio Lamberti, il miglior stileliberista italiano» - ha provato entrambe le sensazioni: trionfando nel nuoto (quattro titoli mondiali e 17 ori europei) e vincendo in tribunale (il verdetto: «Assolto da ogni tipo di accusa») per un'ipotesi infondata di doping che però ha lasciato cicatrici difficili da cancelare. Magnini, 42 anni, oggi ha la maturità per sfogliare l'album dei ricordi con la saggezza dell'«uomo fatto» pur nel disincanto dell'«eterno ragazzo» attivo sui social dove le ragazzine (e le loro madri) stravedono per lui. Gossip e glamour sono termini che conosce bene, abituato a «ballare con stelle» nel senso del programma di Milly Carlucci e delle centinaia di copertine ai tempi della relazione con la «Divina» Federica Pellegrini; ma è sufficiente parlare pochi minuti con Filippo per capire che dietro la star patinata c'è una persona di spessore.

Magnini, il fango gettatole addosso con la storia del doping cosa le ha insegnato?

«Mi ha rafforzato nel carattere. Molti, nella mia situazione, sarebbero crollati sotto il peso di un teorema costruito sul nulla. Inoltre ho capito come il doping sia un tema delicatissimo che avrebbe bisogno in Italia di giudici competenti e regole certe. Purtroppo non è così...».

Ma il Tas (Tribunale arbitrale internazionale) di Losanna, nel 2020 l'ha totalmente riabilitata.

«Sottolineando come il mio caso non sarebbe dovuto neppure arrivare sul loro tavolo...».

Il danno è stato comunque enorme.

«Da sempre sono un atleta corretto. Ero innocente, ma nel 2018 venni squalificato lo stesso. I media mi massacrarono. Carriera bruciata. Beffa atroce»

Questa è stata la sua prima Olimpiade da spettatore. Cosa le è rimasto negli occhi dei Giochi di Parigi?

«Con la mia compagna (la conduttrice tv Giorgia Palmas ndr) ci siamo goduti una capitale francese semideserta. Poi abbiamo seguito le gare principali. Un'esperienza bellissima. Piena di storie...».

Compresa quella del suo collega Thomas Ceccon sorpreso a dormire sul prato all'ombra di una panchina...

«Una foto che ha fatto il giro del mondo: colpa dei letti scomodi del villaggio olimpico...»

Cosa pensa della «vicenda Khelif», la pugile con il testosterone «troppo alto»?

«Una situazione delicata. Ma bisogna attenersi alle norme. Tuttavia, al di là del caso specifico, ritengo che un vantaggio genetico, non costruito artificialmente, non è una colpa. Anch'io ho gareggiato con atleti più alti di me e con un ematocrito superiore al mio».

Ieri è stato ospite a Milano della terza edizione del MypersonalsTrainer Day. Cos'ha detto di importante?

«Un messaggio semplice: sport e sana alimentazione sono fondamentali per il benessere mentale e fisico. Un percorso virtuoso che bisogna intraprendere da piccoli e non abbandonare mai».

Un ex campione può rassegnarsi a una vita

normale?

«Rassegnarsi non è il termine corretto. Io sono molto più felice adesso di quando salivo sul gradino più alto del podio. Ho una figlia meravigliosa: la medaglia d'oro più gratificante è vederla crescere».

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