Le fate riscrivono la storia: seconde solo alla stella Biles

La squadra azzurra di ginnastica artistica sul podio olimpico dopo 96 anni: argento dietro alle americane

Le fate riscrivono la storia: seconde solo alla stella Biles
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Le Fate d'Italia incantano i Giochi. Alla Bercy Arena le ragazze della ginnastica artistica si portano a casa una favolosa medaglia d'argento nel concorso generale. Adesso quel gruppo di bambine di Pavia seconde ad Amsterdam 1928 nell'anno della prima apparizione femminile alle Olimpiadi non è più solo. A fianco alle Piccole Pavesi ora ci sono loro: la genovese Alice D'Amato, 21 anni; la bresciana Angela Andreoli, 18 anni; la napoletana Manila Esposito, la più giovane dell'intera spedizione azzurra con i suoi 17 anni; la modenese Elisa Iorio, 21 anni e la bergamasca Giorgia Villa, 21. Alice e la squadra delle meraviglie.

È di un altro pianeta l'America di Simone Biles, che trionfa con 171.296 punti davanti all'Italia (165.494) e al Brasile (164.497) dell'altro fenomeno Rebecca Andrade succedendo alla Russia qui assente. Per la 27enne statunitense di Columbus è il primo titolo a cinque cerchi (sotto gli occhi di Nadia Comaneci e di Serena Williams) da Rio 2016: nel mezzo c'è stata l'edizione giapponese da cui Simone è uscita devastata per i noti problemi di salute mentale, riuscendo comunque a portare a casa un argento e un bronzo. Si è presa del tempo la Biles per tornare alla ginnastica, ma ha ricominciato alla grandissima dimostrando di potersi riprendere l'oro all-around domani e consolidare la sua leggenda.

Ma oggi c'è da celebrare lo storico risultato per la ginnastica azzurra nella prima volta, dopo sedici anni, ossia da Pechino 2008, senza Vanessa Ferrari. L'argento olimpico di tre anni fa nel corpo libero ha dovuto dare forfait per un infortunio, ma ha seguito le compagne dagli spalti insieme ad Asia D'Amato, la gemella a cui Alice ha dedicato un pezzetto della medaglia. Quella medaglia che sfuggì ad entrambe a Tokyo, quando le Fate si fermarono al quarto posto. Sono inseparabili e hanno anche una curiosa scaramanzia: «Quando una gareggia, l'altra non guarda». Solo che stavolta Asia era in tribuna, e non in pedana, e ha visto sua sorella dare spettacolo in un'arena piena di pubblico. Applausi per lei e per tutta la squadra guidata dal direttore tecnico Enrico Casella, l'artefice di questo miracolo all'italiana. Quando si parla di allenatori che lasciano delle impronte giganti su una disciplina, ebbene non si può non citare il 67enne ingegnere nucleare con un passato da rugbista. Che si commuove e ne ha ben donde. È felicissima Alice D'Amato: «Al momento non ce ne rendiamo conto, sapevamo di poterlo fare perché ci siamo qualificate alla finale come seconde. Ho avuto la fortuna che Asia è venuta qui a Parigi a guardarmi sugli spalti. Lei è stata più volte fuori per gli infortuni, ho cercato di farlo anche per lei». La stella Manila Esposito: «Lo dedico a chi ci ha aiutato a inseguire i sogni». Ed Elisa Iorio, claudicante per l'infortunio alla caviglia: «La medaglia è per la mia famiglia e il mio ragazzo». Angela Andreoli è stata l'ultima a salire in pedana: «Avevo un po' d'ansia, ma le compagne sono state lì a sostenermi fino alla fine».

Infine Giorgia Villa, che saltò Tokyo per un infortunio patito prima di salire sull'aereo per il Giappone: «Questa medaglia vale tantissimo. I momenti difficili da superare ci sono stati, ma bisogna imparare a superarli». La magia si è compiuta.

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