Il volto segnato dalla stanchezza, ma sorridente. Le braccia protese verso l'alto, ferme. Il capitano dell'Islanda Aron Gunnarson è davanti ai ventimila tifosi arrivati in Francia, che assumono la stessa posa. Sullo Stade de France di Saint Denis è calato il silenzio dopo la storica vittoria dell'Islanda sull'Inghilterra. All'improvviso Gunnarson inizia a scandire il tempo degli applausi. Prima lenti, poi veloci, come a simulare l'eruzione di un geyser, il marchio di fabbrica di un paese intero.
L'Islanda è una nazione di 324 mila persone, situata su un lembo di roccia vulcanica in mezzo all'Oceano Atlantico settentrionale. La maggior parte del territorio è coperto di ghiaccio, e giocare a calcio non è proprio semplicissimo. Ma negli ultimi venti anni la federazione calcistica islandese ha investito molto nelle strutture e nei settori giovanili. I ragazzi hanno incominciato a giocare a pallone e oggi il 7 percento della popolazione islandese è un calciatore registrato. I giovani calciatori si formano in patria per poi andare a giocare all'estero, non a caso nessuno dei 23 convocati all'Europeo gioca nel campionato domestico, che è di basso livello.
Gli islandesi hanno dovuto aspettare un po' per vedere i frutti di questo lavoro. E noi italiani ci abbiamo messo del nostro. Nel 2004 Marcello Lippi fu chiamato sulla panchina azzurra in vista dei mondiali che si sarebbero disputati due anni dopo in Germania. Lippi esordì contro l'Islanda a Reykjavik. A sorpresa vinsero gli islandesi per 2 a 0. Ma era un'amichevole e noi ci affidammo alla scaramanzia. In fondo, anche Bearzot aveva esordito con una sconfitta sulla panchina azzurra. Poi sappiamo come è andata.
Le prime vere soddisfazioni sono arrivate recentemente. Due anni fa la nazionale era al 131esimo posto del ranking Fifa, oggi è 34esima. L'Islanda ha staccato il biglietto per la Francia finendo davanti a Turchia e Olanda nel girone di qualificazione. Poi ha vinto il suo gruppo nella prima fase di Euro 2016, lasciandosi alle spalle il Portogallo di Cristiano Ronaldo. Dopo il pareggio all'esordio contro gli islandesi il campione portoghese aveva sentenziato: "Non faranno nulla in questo europeo". Il calcio è imprevedibile, anche se sei uno dei giocatori più forti del mondo.
Il bello dello sport sta anche in questo. E sta anche in Heimir Hallgrimsson, ct della nazionale di calcio islandese insieme allo svedese Lars Lagerback, quello del biscottone che ci fu indigesto negli europei del 2004. Per Hallgrimsson il calcio è nato come un hobby. Lui di mestiere fa il dentista e quando andò in Inghilterra per prendere il patentino da allenatore tutti gli consigliarono di non rivelare mai quale fosse la sua vera professione. A fine europeo forse sarà costretto a chiudere il suo studio perchè Lagerback ha già annunciato che si ritirerà.
I loro nomi in ogni caso sono già nella storia. Prima di questo europeo la nazionale di calcio aveva ottenuto l'unico risultato degno di nota nel 1996, in un'amichevole contro l'Estonia. Eidur Gudjohnsen quel giorno diventò il primo giocatore nella storia a sostituire il proprio padre durante un match internazionale. Per altri motivi Gudjohnsen è finito prima al Chelsea e poi al Barcellona, diventando il calciatore islandese più famoso.
A 37 anni è diventato una delle guide carismatiche dello spogliatoio islandese.
Qualche giorno prima della partita contro l'Inghilterra ha guardato i suoi compagni dritto negli occhi e con il piglio del leader gli ha spiegato che nulla era ancora fatto: "Siete già sazi o state guardando avanti? Pensate di aver raggiunto l'obiettivo o volete di più?". È evidente che volessero di più.
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