Il trionfo del futuro pilota Ferrari in fondo allevia il dolore del popolo di rosso vestito. Poteva andare peggio. Il ragazzo australe sta bene, è in forma, sorride, si commuove sul podio, beve champagne dalle scarpe, è saggio quel tanto per non offrirlo a Kimi che gli romperebbe la coppa in testa, e in pista è l'unico che sappia superare, ieri meraviglioso sia in rimonta su Hamilton che per la vittoria su Bottas. Ricciardo piace, ispira simpatia, è umile, non dà mai l'idea di essere pilotino computerino e poi, suvvia, ha persino il physique du rôle del brutto anatroccolo che sa come e quando diventare cigno. La Red Bull lo snobba e penalizza da oltre un anno, sbattendo occhi innamorati solo verso capriccio-Verstappen, eppure Ricciardo non molla mai. Per cui, forza Daniel, ci sarebbe bisogno di te in Emilia, continua a corteggiare e lasciarti corteggiare dalla Ferrari e trova un bell'accordo. Sarebbe cosa buona e giusta.
Nell'attesa, è solo pensando con simpatia alla sesta vittoria dell'oriundo australiano che si può guardare al bicchiere mezzo pieno dopo il Gp della Cina. In nemmeno 30 giri, il Cavallino ha infatti buttato via una preziosa prima fila, perso la vittoria di tappa, ridotto da 17 a 9 punti il vantaggio di Sebastiano su Hamilton (ieri irriconoscibile e 4°), ceduto la vetta del mondiale costruttori e visto compattare il gruppo dei contendenti come fosse l'arrivo in volata della Sanremo. Va bene che qui non si tratti di una prova in linea ma dell'inizio di un Tour de France, però nelle prossime tappe toccherà pedalare. In 24 punti stanno racchiusi 5 piloti iper dotati e 3 team, e meno male che il sesto è stato allontanato dal gruppetto con l'accusa di essere un molestatore seriale a trecento all'ora.
Massimino Verstappen, appunto. Solo ottavo nella generale, per fortuna lontano 36 punti da Seb. È lui che ieri ha fatto il bello e cattivo tempo e spinto Vettel nell'abisso finale dell'ottavo posto, centrandolo e ammaccandogli la macchina. Bel tempo nei rari momenti in cui Massimino non ha devastato gli zebedei agli altri, brutto tempo per tutto il resto dei giri. L'olandesino al volante va capito, così come va compresa la sua presenza nel mondiale. Non è piombato diciassettenne nel Circus solo per infrangere record ma anche monoposto; lui ha una missione suprema e sta ai colleghi piloti come la Nascar alla F1. Ancora qualcuna delle sue imprese e patron Marchionne minaccerà di portare via la Ferrari dal Circus, o noi o Verstappen, dirà, prendere o lasciare. Massimino non è solo un pilota di talento, Massimino è un secchio di chiodi rovesciato in pista così, all'improvviso, giusto per ravvivare lo show; è uno scroscio di pioggia, una nevicata improvvisa, è ghiaccio in curva, è tutte quelle cose che nella F1 moderna tanto bene fanno allo spettacolo. Lui è molto più di un'ala mobile che regala extra power come nei cartoni di Ken Falco, lui è un supporto tecnico e irregolamentare introdotto per rendere più imprevedibili i Gp. A Shanghai ha più o meno rischiato un altro patatrack con Hamilton. Non pago, ha poi centrato stile Marc Marquez il povero Sebastiano che, ormai secondo dopo l'under cut subito dalla Mercedes di Bottas (pit dei tedeschi più veloce e primo giro da urlo del finnico), non aveva ancora ben metabolizzato il sorpasso subito. Stile Marquez, Massimino si è preso una penalità di 10'' e stile Marquez a gara conclusa è andato da Vettel giunto ottavo a scusarsi, mano sulla spalla, da pari a pari, 3 Gp vinti lui e 4 mondiali vinti l'altro, ehi raga... sai com'è ... ogni tanto mi si chiude la vena... il senso. Il ferrarista, non come Rossi, l'ha perdonato. A uno come Massimino avrebbe fatto un gran bene trovarsi davanti Uccio, l'amico di Valentino, che gli indicasse la giusta via con gli occhi sgranati e lo sguardo assassino mostrati in Argentina ...
Invece niente. Dopo la safety car che aveva regalato alle Red Bull il jolly del doppio pit e gomme soft (Bottas e Vettel erano appena passati quando è entrata in pista), Massimino avrebbe vinto la gara al posto di Ricciardo se non avesse perso la posizione a favore del compagno, andando fuori mentre cercava di superare alla sua maniera Hamilton. Detto ciò, si può quasi fare festa se alla fine, in un giorno così, dietro a Daniel e Bottas c'è un ferrarista sul podio.
L'epilogo avrebbe potuto essere peggiore se Kimi non avesse alzato il piede quando alla prima curva dopo il via Seb l'ha chiuso con l'arrogante prepotenza del capo squadra. Harakiri scampato. Significa che l'anno è quello giusto per sognare. E pedalare.
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