Ferrari e Vettel, furia rossa. La Var nega la prima gioia

Il tedesco sempre in testa, ma penalizzato di 5" per una presunta manovra scorretta. E Hamilton vince da secondo

Ferrari e Vettel, furia rossa. La Var nega la prima gioia

Il solito Vettel fenomeno imperfetto e la solita Mercedes noiosamente perfetta. Finisce con la vittoria non vittoria della Rossa e di Vettel, finisce con la sconfitta non sconfitta di Hamilton, finisce con Sebastian che si domanda «ma dove diavolaccio sarei dovuto andare?», finisce con Lewis che si accoccola dietro al tedesco e resta comodo dentro la forbice dei cinque secondi di penalità inflitti al ferrarista che gli assegneranno il successo e l'ennesimo allungo mondiale. Finisce purtroppo così. Con Charles Leclerc terzo sul podio dietro Seb, la prima volta per questa nuova coppia, con due Rosse infelici su quei gradini nobili. Soprattutto, finisce con una sola vittoria, questa sì, indiscutibilmente certa: quella del Var della formula uno. Il trio dei giudici, fra questi l'esperto italiano Emanuele Pirro, ex McLaren, epoca Senna e Prost, direbbero i maligni, ha infatti deciso che il rientro in pista al giro 48, quando alla chicane Vettel, fin lì al comando, aveva perso il punto di staccata, è stato effettuato in modo scorretto e pericoloso, visto che per governare la SF90 e tenere la posizione il tedesco ha spinto verso il muretto Lewis incollato dietro di lui. Cinque secondi, a norma di regolamento, la penalità, seguita poi da due punti sui dodici della licenza.

Finisce così questo Gran premio del Canada, ma la vera verità è che non finisce nulla, non finirà. È un Gran premio destinato a restare e durare. Ci pensa Vettel a questo, a stamparlo nella memoria di tutti. Al rientro, quando non parcheggia la macchina sotto il podio, quando punta dritto verso il retro box e sparisce, niente interviste, niente podio, poi ci ripensa, meglio, lo fanno ripensare, e si dirige verso la zona della premiazione ma prima si ferma davanti alle monoposto e alla piazzola lasciata libera dalla sua Rossa per invertire i cartelli con i numeri d'arrivo: mette il 2 davanti alla Mercedes e l'uno davanti al suo posto lasciato libero. Perché sono io il vincitore, dice, pensa, sente. Sul podio Lewis Hamilton lo inviterà a salire sul proprio gradino, ci resterà qualche istante.

Sembrano gesti di solidarietà sportiva, di comprensione, sembrano solo. Perché in gara aveva urlato in radio contro la manovra, perché dopo aver detto «non è il modo in cui avrei voluto vincere...» ha subito aggiunto «Seb dice che non aveva possibilità? È la sua opinione, ma quando rientri in pista devi mantenere la sicurezza non cercare solo la traiettoria migliore». «No, no, no, così non va» ha invece gridato via radio Seb quasi fosse un botta e risposta con il rivale, «è una vittoria rubata, sono già stato fortunato a non colpire il muretto». E poi, a motori spenti, «tutto questo non ha senso... io cercavo di sopravvivere e tenere l'auto in pista, stavo uscendo dall'erba, con le gomme sporche, ero in lotta per riprendere il controllo dell'auto, non so che cosa avrei potuto fare di diverso in quel momento, un attimo prima avevo perso il posteriore in entrata... sono incazzato. Non eravamo i più veloci ma potevamo farcela». Con lui il team principal Binotto: «Sì, è Seb il vincitore morale, anche se le decisioni dei giudici non si discutono, si possono però avere opinioni diverse. Abbiamo fatto una bella gara, torniamo a casa ancora più motivati. Commissari più duri con noi rispetto ad altri? No, non credo. Anche se ci sono state situazioni simili ad oggi con finali diversi». Ogni riferimento ad Hamilton che taglia la chicane e ostacola Ricciardo a Monte Carlo 2016 è ovviamente voluto.

Sarà motivo di appello? Si vedrà. Intanto una mesta considerazione: se il fenomeno imperfetto non avesse sbagliato la frenata, non sarebbe venuto fuori questo putiferio. Si torna sempre lì. E Lewis non ha sbagliato nulla.

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