Decima doppietta dell'anno per la Mercedes. Ha vinto Rosberg. Più o meno non visto. Non inquadrato. Subito dietro Hamilton. Invisibile un po' come Pedrosa in Malesia la settimana scorsa in Motogp davanti a Lorenzo. Solo che Hamilton è già campione del mondo. Il Gran premio del Messico incorona Nico trionfatore senza tanti patemi e sfinimenti salvo pathos leggero alla ripartenza della safety car per divagazione leggera fuori pista. Per lui vittoria numero 12 in carriera, quarta dell'anno. Però non se ne abbia: come nel caso di Daniel Pedrosa, anche per lui stesso trattamento nel paddock. Cioè si è parlato di altro. Di altri.
Per esempio della grande iella di Vettel in salsa ferrarista, atteso al garone per proteggere il secondo posto mondiale e desideroso di vincere la quarta corsa dell'anno. E invece non più secondo perché tormentato prima da una gomma bucata causa tentativo di Ricciardo all'interno della curva uno del giro uno. Poi Seb colpevole per un testacoda ininfluente. Infine colpevolissimo per un testacoda influente, con posteriore perso in staccata, Rossa sbatacchiata contro le barriere e un mesto «sorry ragazzi... ho fatto un lavoro da schifo oggi». Ovviamente non ha detto schifo. «È vero che la nostra macchina qui era proprio veloce, ma Seb non deve chiedere scusa a noi e neppure noi a lui... siamo insieme... Questo serva come bagno di umiltà per tutta la squadra» dirà boss Arrivabene.
Ma a Mexico City si parla anche del primo passo a vuoto corale della Ferrari 2015. Zero auto al traguardo. Una Caporetto visto che con Vettel, dato il passo gara del venerdì, l'obiettivo era puntare alla vittoria. E Raikkonen era atteso alla prova d'orgoglio dopo l'erroraccio di Austin. Invece ritirato anche lui. Giro 23, col ferrarista prima in aria e poi a casa causa contatto. E qui la gara motociclistica della Malesia può offrire un'altra, più importante, analogia: quella con il motoscontro fra Rossi e Marquez. Ovviamente in toni minori visto che non ci sono mondiali in palio e visti i personaggi: due algidi finnici. Uno giovane e voglioso, l'altro vecchio e noioso: Valtteri Bottas (alla fine a podio) e appunto Raikkonen. Sembra un'eresia solo paragonare fra loro i due sport e i due piloti, però in entrambi i casi è stata una questione di sgarbi verbali e pistaioli fatti e ricevuti. “Bottas e risposta” si potrebbe dire. Nel Gp di Russia dello scorso 11 ottobre, Raikkonen aveva infatti azzardato un sorpasso killer eliminando il connazionale della Williams. I due se le erano poi dette mezzo stampa. «Lo rifarei... Mi è stata data una penalità, ma non mi sento in colpa. Sono cose che capitano in F1» il Kimi pensiero. E Bottas: «Lui ha sbagliato e infatti gli è stata inflitta una sanzione».
Fattosta, ora il giovane ha reso la cortesia con una mossa fotocopia. E Raikkonen, a caldo - si fa per dire - ha sibilato: «Giudicate voi, però me l'aspettavo... c'è chi non dimentica...». Il massimo che un finlandese infuriato possa dire.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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