La domanda è più che lecita: perché dopo il quasi fallimento al mondiale gli sciatori italiani continuano ad essere fenomenali in coppa del mondo? Ieri, per dire, sono arrivati altri due podi, il secondo posto di Federica Brignone in combinata a Crans Montana e la fantastica prima vittoria di Peter Fill in superG a Kvitfjell, davanti agli ultimi due campioni del mondo della specialità, Hannes Reichelt ed Erik Guay. Perché dunque? La risposta è semplice da capire per chi sa che lo sci è uno sport ricco di variabili imprevedibili come tracciato, luce, materiali e numero di partenza. La pista, poi, non è la corsia di una piscina o di un campo d'atletica, non è una pedana e nemmeno una strada asfaltata. E se tutto ciò non bastasse, ricordiamo anche che lo sci si pratica in montagna, dove il tempo può cambiare da un minuto all'altro, e su una superficie, la neve, mai uguale a se stessa. Può bastare a capire il perché? Certo, si può obiettare con il fatto che ci sono campioni che vincono sempre e ovunque, ma anche questo, classifiche alla mano, è vero fino a un certo punto. Di sicuro i nostri Fill, Brignone e Curtoni, grandi protagonisti dell'ultimo fine settimana in coppa, non sono fenomeni come Marcel Hirscher o Mikaela Shiffrin, prendiamoli però così come sono e ringraziamoli per le emozioni forti che ci hanno regalato in questi giorni. Cominciamo con il 34enne Peter Fill, che ieri ha vinto la prima gara della carriera in superG, specialità con la quale stava litigando da un paio di stagioni per problemi di assetto con i materiali e di tempismi in curva. Ebbene, per la serie non si molla mai, ecco Peter ritrovare il suo piede d'oro sulla difficile pista norvegese e sciare con il perfetto mix di fluidità e attacco, con le linee ideali e con una morbidezza d'azione che spesso non lo fa sembrare veloce, ingannando chi guarda. Numero 10 al via, Fill è sceso appena dopo Kjetil Jansrud che sembrava aver fatto una gran prova e gli è stato davanti da cima a fondo, tremando poi per gli ottimi tempi di Reichelt, battuto per 10/100. Trionfo, il terzo della carriera, dedicato allo staff della squadra, «a quegli uomini che mi hanno convinto ad insistere con questa disciplina e che per aiutarmi a raggiungere l'obiettivo hanno lavorato sodo dietro le quinte». Sul podio, l'azzurro fa festa con il suo skiman Daniel Zonin, con gli allenatori e i compagni. C'è anche Dominik Paris, per nulla contento del suo fine settimana norvegese (ieri è finito 26°) e forse bisognoso di una pausa di riflessione, perché la sua sciata ha perso un pó di fluidità e non si può nemmeno dire che la pista di Kvitfjell non gli piaccia, perché qui un anno fa vinse la discesa e finì terzo in superG.
SuperG che a Crans Montana ha invece esaltato le azzurre, impegnate nell'ultima combinata della stagione di cui il superG era appunto la prima manche. Si sono trovate in quattro nelle prime dieci a metà gara, con Goggia davanti a tutte, Bassino ottava, Brignone nona (cadendo, ha fatto un recupero davvero incredibile) e Curtoni decima. Lo slalom ha poi rivoluzionato la classifica e a vincere alla fine è stata Mikaela Shiffrin, per la prima volta davanti a tutte in combinata.
Seconda, dopo una manche di slalom che ha confermato quella favolosa di venerdì (solo 35/100 dietro all'americana!), ecco Federica Brignone, che per 20 punti ha perso la coppa di specialità a favore di Ilka Stuhec, ieri terza. Goggia ottava e Bassino nona hanno completato l'ennesima grande giornata delle sciatrici azzurre, in volo verso la Corea per le gare test dell'Olimpiade 2018.
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