St. Moritz Ha vinto la migliore, Tessa Worley. Ma l'Italia, finalmente, ha preso la medaglia che meritava. È un bronzo, è al collo di Sofia Goggia, che chiude così il suo mondiale «felice ed esausta», 18/100 davanti a Federica Brignone, cui tocca l'amaro quarto posto da cui Sofia era già passata in discesa. È stata una gara vera, una gara in cui le migliori sono tutte davanti, fra Sofia e la Worley c'è Mikaela Shiffrin, per la prima volta a medaglia in slalom gigante e felice come se avesse vinto. Sofia Goggia invece prova soprattutto un senso di liberazione. È in pista da dieci giorni, aveva quattro cartucce da sparare e aveva sbagliato le prime tre, ma l'ultimo colpo è andato a bersaglio, nella disciplina che ama di meno. «Io volevo più di ogni altra cosa l'oro in discesa e averlo mancato mi ha tolto tutta la pressione. Oggi ho corso libera di testa, non sapevo cosa aspettarmi e questo è stato il segreto, non ho mai pensato questo è il giorno, ma nelle ultime tre porte della seconda manche mi sono chiesta se sarebbe bastato quel che avevo fatto». Sì, è bastato, non per mantenere la seconda posizione di metà gara, ma per finire davanti a Federica, che ha perso la possibilità di salire sul podio con una prima manche incolore. Era quarta, sì, ma con distacchi, 110 da Worley, 63/100 da Goggia e 38/100 da Shiffrin, troppo alti da recuperare. «Nella seconda ho fatto quel che dovevo, ho sciato forte da cima a fondo, peccato che invece nella prima mi sia fatta prendere dal pensiero di non stare bene e non abbia azzeccato una curva. Finalmente la medaglia è arrivata, non è mia, ma almeno ora si tornerà a parlare di sport e non di altro».
E allora evviva, parliamo del fatto che l'Italia conferma di avere la squadra più forte in gigante piazzando tre atlete fra le prime sei e quattro fra le undici. Manuela Moelgg va oltre il dolore addominale, oltre i dieci giorni senza allenamento, dà l'anima e il cuore e chiude sesta, con una grande seconda manche. «Non so come ho fatto, forse quando sto male non penso troppo a sciare bene e vado più veloce, lottare di sicuro è la mia specialità e sono orgogliosa di questo risultato. Siamo una grande squadra e sono contenta per la medaglia, mi spiace per Fede quarta e a Marta (Bassino, ieri undicesima, ndr) dico che avrà ancora tantissimi Mondiali davanti a sé».
Grande Manu, la compagna che tutte vorrebbero avere, un esempio che vedremo ancora in pista domani nello slalom e poi chissà, perché gli anni passano, le giovanissime si fanno strada e gli acciacchi sono sempre in agguato. Anche Sofia Goggia applaude la squadra: «Siamo le più forti, posso immaginare il dolore della Brignone, l'ho provato anche io in discesa, dopo la gara mi ha abbracciata e mi ha detto brava, anche io le dico brava, ma sono sicuramente più felice per il mio bronzo che dispiaciuta per il suo quarto posto e stasera festeggerò. Il mio Mondiale è finito, ma la stagione no, adesso però serve un po' di relax». Meritato, perché Sofia non è una che si risparmia e queste giornate le ricorderà per sempre: «Il superG è stato frustrante, mi ha fatto davvero male, non sono stata io a scendere, la discesa invece mi ha dato grande sicurezza su chi sono e su quanto posso andare veloce, e oggi bé, la medaglia me la merito e me la godo!». Chiudo con due righe sul tema del momento, un tema che da sempre eccita i giornalisti e i tifosi di tutti gli sport: la rivalità.
C'è, nessuno la nega, c'è in tutte le squadre (lo sci è sport individuale, ricordiamolo!) e fra tutte le compagne, non fra due in particolare. Ma è una rivalità sana, che si manifesta solo in pista e di sicuro non passa attraverso frasi mal interpretate.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.