Fuori Razzo e Gross. L'Italia chiude con l'ultimo flop

Anche lo slalom è una delusione: arriva soltanto Moelgg (11°). Confermata la maledizione di Vail. Salta Hirsher, oro a Grange

Fuori Razzo e Gross. L'Italia chiude con l'ultimo flop

Il patto della carbonara, suggellato in una camera d'hotel dagli slalomisti, doveva essere un decreto "salva Italia", a digiuno di podi. Purtroppo anche nell'ultima "seduta" buona sulla Birds of prey la medaglia non è arrivata. Zero "tituli". Come nel 1989 e nel 1999. O forse peggio. Allora l'Italia raccolse, rispettivamente, il sesto posto di Tomba in superG e il quarto di Rocca in slalom. Un ranking che oggi abbiamo solo sfiorato con il sesto posto di Nani in gigante, e un abbonamento all'otto: con Eisath in gigante, la Marsaglia in combinata e l'eroica Merighetti in discesa a mandibola rotta. "Maledizione" Vail: per l'Italia non c'è il due senza il tre. Su una pista "barrata" almeno in parte, sotto un cielo bigio prima e poi carico di neve, Marcel Hirscher comanda la prima manche su Khoroshilov e Myhrer. Tutti e tre si perderanno alla ripresa. Intanto una tracciatura angolata, per non dire "concettuale" e pure più lenta di una decina di secondi rispetto agli annali di questa pista, miete molte vittime. Anche fra gli azzurri: in una tripla, si vanificano due possibili medaglie. Stefano Gross si inceppa a metà percorso, recupera ma chiude undicesimo a 1''57. Peggio va a Giuliano Razzoli che stava andando forte: uscito indenne dalle "trappole" che avevano ostacolato Gross, l'emiliano, si ritrova fuori in un'altra delle sue bellissime incompiute di questa stagione.

Alla ripresa, su un tracciato finalmente logico e filante firmato dall'italiano Costazza, s'inceppano purtroppo anche gli altri. Patrick Thaler, 14° a metà gara, ancora provato dal jet leg, apre il gas ma va fuori, subito dopo esce anche Gross. Resta Manfred Moelgg: chiude 11° a 2''53. Difficile chiedergli di più, 170 giorni dopo la rottura del tendine di Achille. La gara che si era mangiata molti big, da Raich a Matt nella prima, inghiotte anche Byggmark e Pinturault. Sorride Jean Baptist Grange, il campione ritrovato, quinto a metà gara, accarezza una medaglia che, discesa su discesa, diventa sempre più preziosa. Fino al colpo di scena e all'inforcata amara di sua maestà Marcel che per il francese vale l'oro, davanti al duo teutonico Fritz Dopfer a 35/100 e Felix Neureuther a 55/100.

Ai nostri slalomisti, gravati, forse, di una pressione più forte anche per le defaillance del resto della squadra, va riconosciuto il merito dell'umiltà: «Quelli forti vanno su qualunque neve e qualunque tracciato. Noi no», il coro a porte strette del quartetto. La gloria è solo per gli altri. Tre medaglie a testa per Anna Fenninger e Tina Maze. L'Austria vince non solo con le due medaglie di Hirscher e di Reichelt in superG e di Kirchgasser in combinata, ma anche come squadra. Il team con le storie più belle è però "made in Usa", dall'oro della Shiffrin in slalom, al ritorno della Vonn, terza in superG e quinta in discesa, da Ligety che prende la terza laurea mondiale consecutiva in gigante e si porta a casa anche il bronzo in combinata.

Su tutte, però, la storia più eroica è il volo in superG di Bode Miller, forse l'ultimo sugli sci, che lo consacra il più amato del circo bianco. Menzione speciale ad un altro "highlander" di ritorno, Svindal, sesto sia in discesa sia in superG. Per lui sì questo "zero tituli", a pochi centesimi dal podio, vale davvero oro.

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