Chissà se Conte si era immaginato così il suo esordio europeo sulla panchina dell'Inter.
Per i nerazzurri, infatti, martedì c'erano tutti gli ingredienti per una buona prestazione e i tre punti: l'entusiasmo per il primo posto solitario in campionato, una squadra che dava convincenti segni di miglioramento e un avversario ampiamente alla portata.
Ed è proprio per questi motivi che molto probabilmente Conte è rimasto sorpreso per un inizio europeo tanto complicato: quella vista contro lo Slavia, infatti, è un'Inter lontanissima dalle sue idee e dalla sua filosofia. In più, la sera stessa Ancelotti ha trionfato contro i campioni del Liverpool, in un dualismo con il tecnico nerazzurro sempre più forte: entrambi con Juve e Chelsea alle spalle, entrambi che sognano lo Scudetto, due tecnici, insomma, così vicini ma allo stesso tempo così distanti.
Dopo martedì, Conte ha toccato con mano una delle caratteristiche dell'Inter degli ultimi anni, una squadra capace di imprese e poi, di colpo, fallire le cose più facili. Quasi un paradosso, il paradosso dell'interismo, legato a quel Pazza Inter che Conte in primis non vuole più sentire. Eppure un anno fa, la stessa Inter ha rimontato due gol al Tottenham con Icardi e Vecino. E, con il Lukaku visto contro Slavia, chissà quanti interisti hanno pensato con nostalgia a Maurito... Due Inter simili negli uomini, ma così diverse per progetto e visione: quella di Spalletti era ancora pazza, quella di Conte non può, anzi, non deve esserlo più. Ma l'Inter ha inevitabilmente ancora strascichi del suo passato e soffocare la sua indole, cancellare parte del suo Dna non è cosa che si riesce a fare in pochi mesi. Perché l'impressione è che la Pazza Inter avrebbe potuto davvero ribaltare la sfida con lo Slavia.
Previsto o no, lo stop di martedì diventa una lezione fondamentale. Conte lo sa e ci avrà pensato tutta la notte dopo la gara con i cechi, dal momento che ha dormito ad Appiano per rimanere concentrato. E ieri all'allenamento non ha usato mezzi termini per sottolineare il suo disappunto: «Mai più prestazioni così». Anche perché sabato c'è il derby, gara che Boban ha già accesso: «Quello di Milano è un derby unico al mondo, tra due società che si rispettano ma che hanno una rivalità incredibile, storica e bellissima. Il mio ricordo? La vittoria per 6 a 0, pazzesca».
Ma, tornando allo Slavia, Conte è il primo a fare mea culpa: «Abbiamo fatto fatica - ha detto nel post gara - Non sono soddisfatto di questa prestazione. Io sono quello che deve essere messo dietro la lavagna, anzi io sono il più asino di tutti, poi non c'è bisogno di parlare dell'uno o dell'altro».
Il tecnico difende i suoi, ma allo stesso mette anche le mani avanti, con quel pizzico di presunzione che lo contraddistingue: «Voi pensate che io arrivo, tocco e diventano cigni».Da asini a cigni, Conte sarà in grado di scrivere una nuova favola? Sabato sera, con il derby, il prossimo capitolo.
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