«Ragionevole». «Possibile». «Molto probabile». «Verosimile». Così è scritto nelle carte. L'ultimo capitolo dell'inchiesta cremonese sul calcioscommesse ha un vocabolario fin troppo arrischiato. E mescola il marcio del pallone - che esiste - con i nomi da copertina. A farne le spese, questa volta, sono Gennaro Gattuso e Cristian Brocchi, travolti senza troppe cautele. Indagati con l'accusa di appartenere a un gruppo criminale che manipolava le partite di seria A, B, e Lega Pro, di muovere denaro sporco, di fare affari con gli «zingari» e la cupola di Singapore. Ci sono indizi. Tabulati telefonici, sms prima e dopo le partite, geolocalizzazioni (mister X e Mister Y individuati a Milanello o all'Olimpico), presunti contatti con presidenti e direttori sportivi (i cui nomi non sono indicati nell'ordinanza). Ma sono sufficienti a gettare i due ex calciatori nel tritacarne? No. Ed emerge qualche falla di troppo. Una su tutte: se Gattuso e Brocchi hanno promosso, preso parte o solo puntato sulle combine, dove sono i soldi?
LA PISTA DEL DENARO
Fatta salva la possibilità che gli investigatori arrivino a trovare il denaro delle scommesse, è proprio questo uno dei punti più deboli dell'indagine. Per Gattuso e Brocchi, infatti, di euro puntati su partite addomesticate non si parla. Né in relazione ai match di Milan e Lazio, e neanche ad altri incontri. Niente contanti, e nemmeno movimenti bancari sospetti. In assenza della pistola fumante, dunque, la Procura ha puntato su altro. I telefoni.
I TABULATI
Tra Francesco Bazzani (il Civ) e Gattuso vengono registrati 13 contatti telefonici. Non sono intercettazioni (che avrebbero chiarito il contenuto delle comunicazioni), ma tabulati, dai quali risulta solo che l'allibratore contatta il calciatore, il quale non risponde agli sms. Basta per dire che Gattuso si è venduto una partita, o ha scommesso su partite combinate? No. Quanto a Brocchi, in quattro mesi sono 110 i contatti con il Civ. «Voleva solo biglietti», ha spiegato l'ex laziale. Si può dimostrare il contrario? Per il momento no.
CHIEVO-MILAN E LAZIO-JUVE
C'è poi l'incongruenza tra le ambizioni di questi faccendieri - la serie A - e gli esiti reali dei loro traffici. Vero è che - ai fini dell'accusa - anche il solo tentativo di truccare un match è sufficiente. Ma nell'ordinanza poco si spiega delle ragioni che fanno sospettare, ad esempio, di una partita come Milan-Chievo del 20 febbraio 2011, finita con la (prevedibile) vittoria dei rossoneri per 2 a 1. Si legge che il Civ contatta l'ex calciatore veneto Lorenzo D'Anna e subito dopo Gattuso. Il Civ è allo stadio ed è «spesso connesso in rete con il proprio apparato», continuando «evidentemente a muoversi nel settore delle scommesse on line». «Evidentemente», scrive il gip. Ma nulla in più si dice di «Ringhio», il quale dovrà giustificare i numerosi contatti con Salvatore Pipieri, amico fraterno, a sua volta in contatto con Bazzani. Dopo Lazio-Juventus (0 a 1), invece, Brocchi riceve un sms da Bazzani, il quale un minuto dopo scrive a Giuseppe Signori. «È difficile pensare che non ci sia un rapporto tra le due comunicazioni». Difficile, ma ancora una volta non c'è la prova.
I CAMPIONI
Alla fine, però, per addomesticare una partita servono i giocatori.
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