Il gigante e la bambina

Federica Pellegrini dice addio ai mondiali con il suo 100 più veloce. Benedetta Pilato ne raccoglie un pizzico, solo un pizzico, di eredità

Il gigante e la bambina

Il sogno azzurro di un giorno di mezza estate inizia nel caos di una sala d’aeroporto a Fiumicino. Quando un gigante del nostro nuoto stringe la mano a una bimba del nostro nuoto. Il gigante ha le forme aggraziate e muscolari di una divina dello sport, Federica Pellegrini; la bimba ha le forme che promettono la donna che presto sarà e l’atleta che già è. Benedetta, Benny, Pilato, si chiama. Ha solo 14 anni e «sei il mio mito», dice a Fede con gli occhi e l’espressione sognanti e indecisi sul da farsi perché col mito ci si fotografa, non si parla. Invece è proprio il mito a parlarle, «e tu sai» le domanda «che mi toglierai il record di più giovane atleta ai mondiali?».

Il sogno azzurro di un giorno di mezza estate decolla sullo stesso aereo, direzione Corea. Il gigante cerca quell’altra medaglia dei 200 stile che tutti pensano sia «troppo vecchia e stavolta non ce la farà» e pensano sbagliato; la bimba non sa neppure che cosa cercare, sente solo che il sogno è una favola e, voilà, ecco il record italiano dei 50 rana e, voilà, ecco l’argento.

Nel giorno in cui l’altro gigante, Paltrinieri, s’accontenta di un bronzo nei 1.500, svettano loro: Federica che dice addio ai mondiali con il suo 100 più veloce e Benedetta che ne raccoglie un pizzico, solo un pizzico, di eredità. Perché la vasca è lunga. E i giganti lo sanno.

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