Nostro inviato a Rio de Janeiro
Non c'è nazionale che non ami i suoi bad boys. Follia e intemperanza che sposano il sacro rito del pallone. Tutti contro quando fanno i matti, ma poi tutti aggrappati a loro quando il tempo stringe, i problemi si fanno seri e la voglia di trarsi fuori dai guai calcistici incalza. Non c'è allenatore di successo che preferisca una bravo ragazzo da spogliatoio sportivamente monastico a un decisivo bad boys. L'Inghilterra è madre patria della specie, Wayne Rooney l'ultimo convertito: Paul Gascoigne un fiore all'occhiello. Ma anche Brasile e Argentina hanno sfornato fenomeni della specie: da Garrincha a Maradona, da Romario a Tevez. Bad boys cercasi anche stavolta trasvolando da Rio a San Paolo, da Fortaleza a Manaus e Belo Horizonte. L'Uruguay aspetta Luis Suarez come fosse un santo protettore, la Francia piange il suo Ribery, Sneijder ora è un pupillo dell'Olanda, Neymar si fa perdonare tutto a suon di gol, Messi è un bravo ragazzo ma Aguero ha l'artiglio del diavolo, i tedeschi dopo aver conosciuto Matthaus vedono due angioletti in Muller e Ozil.
Noi, intesi come Italia, siamo ben forniti. E storicamente ci siamo spesso rifatti ai nostri bad ragazzi. Cassano è tornato in nazionale tra squilli di trombetta, per spinta naturale vista la mancanza di qualità della squadra. Eppure oggi potreste vederlo con il mugugno sul viso: ha scoperto di non essere titolare ma neppure riserva, un asessuato calcistico buono per l'ultima mezzora. Appunto quella dei momenti difficili. Non sai come cavartela? Provaci con Cassano. Vuoi cambiare la faccia alla tua squadra? Dillo con Cassano. L'Italia di Prandelli sta tutta in questa contraddizione: vuole osare, ma non riesce a osare. Il ct lo ha detto in modo chiaro: «Con Cassano ci sbilanciamo». Senza ci addormentiamo, potrebbe dire il contraltare. Detto anche a rigor di statistiche: con Fantantonio titolare l'Italia ha creato 14 occasioni gol a partita, senza di lui la media è scesa a 11. Il calcio non è aritmetica, i numeri spesso sono improbabili ma qualcosa contano. Nelle ultime 7 partite, quelle nelle quali non ha mai vinto, l'Italia ha creato non più di 12 situazioni definibili occasioni e i tiri non sono stati più di cinque a match.
L'Italia dei bad boys si ferma ai soliti noti. Fidarci o non fidarsi? Questo è il problema. Per ora sono rose con qualche spina. Balotelli manda tweet avvolto nel tricolore, Cassano dice qualche cafoneria in dialetto stretto barese, a ciascuno il suo (ruolo), eppoi Italia per tutti. Balo e Cassano sono poli d'attrazione anche quando si allenano: ti aspetti sempre la giocata e il folleggiamento spinto. Tra spinto e spento corre l'anima di un cattivo ragazzo calcistico: che corra o che faccia flanella. Balotelli sembra quasi annoiarsi anche quando si allena. Poi ci sono volte che non prende palla per naturale disposizione a star lontano dai corridoi stretti: l'altro giorno, nei mischioni delle partitelle, sembrava uno di quei ragazzini che insegue e non ci prende mai. Invece quando si tratta di tweet è uno sprinter: ne infila uno dopo l'altro, magari roba vecchia pur di smanettare. E probabilmente far passare il tempo. Poi ogni tanto ci mette il guizzo: lui azzurro Cristo del Corcovado, la bandiera sulle spalle, che fa tanto amor di patria. Non perde quel suo essere scontroso: l'altra sera, alla cena offerta per l'ambasciatore a Casa azzurri, una signora in abito leopardato ha chiesto foto- ricordo con i giocatori. Si sono fermati tutti, lui è passato dritto come una scheggia. Ma poi c'è il campo e qualcosa cambia: Balotelli dovrà fare il Balotelli. Inizia a farlo a parole: «Ho ancora voglia di essere il migliore al mondo e di solito le leggende nascono ai Mondiali».
Ambizioni personali, ma anche di squadra rivelate al Sunday Mail: «Sono convinto che l'Italia possa vincere questo torneo». Invece Cassano rischia l'impossibilità di essere Cassano. Aggrappati a loro, ma senza farglielo sapere. Questo è il problema.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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