Cuneo Poscia, più che le tappe poté il tappo e il dolor de' panza e di ginocchia. Con tutto il rispetto per il Sommo Poeta al quale mi ispiro, ma chiedo sommessamente scusa - questa è la sintesi di un Giro che procede il proprio cammino di buona lena, ma perde i pezzi per incidenti domestici sul palco (tappo in un occhio all'eritreo Biniam Girmay) o per problemi fisici (mal di pancia o di ginocchio). Insomma, un Giro che è falcidiato da accidenti. Da Dumoulin a Girmay, per finire a Simon Yates. Anche lui non sta bene da tempo, per un ginocchio dolente.
Per il mal di pancia ieri ha lasciato la corsa uno dei grandi favoriti della vigilia, il transalpino Romain Bardet. Un virus maligno l'ha colpito due giorni fa e l'ha messo ko ieri, dopo una notte trascorsa insonne a cercar di lenire i patemi di uno stomaco in subbuglio. «Non è stato bene. Ha sofferto tantissimo l'altro giorno in corsa e solo lui sa quello che ha dovuto patire per raggiungere il traguardo ha spiegato Didier Jannel, tecnico della Ag2r Citröen La scorsa notte è stato davvero male. Ha voluto assolutamente partire, ma non c'è stato niente da fare: era vuoto, così non era possibile andare avanti. Purtroppo», ha raccontato sconsolato il tecnico transalpino.C'è il francese che ride: Arnaud Demare, signore dello sprint, al terzo colpo rosa. Poi c'è il francese che piange: Romain Bardet, le due facce della Francia proprio nel giorno in cui la corsa rosa raggiunge Cuneo e ne avvicina i confini. La perdita di Bardet non è un ritiro qualsiasi: quarto in classifica, fin qui aveva corso con grande lucidità e sembrava uno dei più in palla tra i pretendenti alla rosa finale di Verona.
Il Giro saluta lo sfortunato cugino francese e applaude il galletto velocista, che col tris di ieri ha aggiornato la propria contabilità rosa, portando a otto il conto dei successi totali nella nostra corsa. Nel finale, solito schema di squadra, ma prima c'è da sputare l'anima per andare a riacciuffare l'ultimo fuggitivo di giornata, il nostro Mirko Maestri.
«Ad un certo punto ho dubitato che ce l'avemmo fatta ha spiegato Demare - alcuni compagni erano stanchi e anch'io mi sentivo un po' cotto' dopo una tappa molto esigente e corsa ad altissima velocità (la media finale, 45,393 km/h, ndr)», dice il transalpino al termine di una giornata da dimenticare anche per il britannico Simon Yates, che paga altri otto minuti in classifica generale, in un Giro che attende le montagne ardite e fatica a decollare: per il tappo, il dolor de' panza e di ginocchia. In sintesi, un Giro di accidenti, in attesa di esclamare: accidenti che Giro!
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