Punture di spillo, prima di cominciare a darsele di santa ragione. Piccoli scatti e accelerazioni che creano più tensione che fatica. Il Giro scalpita, ma siamo ancora ai preliminari, dove ci si studia con il fioretto, prima di prendere la spada e la clava.
È il leit-motiv di questo Giro 101 appena nato, ai primi vagiti, che viaggia verso la maturità. I favoriti del mattino non sbagliano un colpo e vanno dritti verso la vittoria. È successo a Dumoulin e allo stesso Viviani, si è ripetuto ieri con il belga Tim Wellens, che ha messo tutti in fila su un traguardo che sembrava disegnato per questo ragazzo che al Giro aveva già vinto nel 2016 (Roccaraso) e quest'anno ha fatto sua la Freccia del Brabante.
Il belga della Lotto Fix All ha sfruttato il grande lavoro della sua squadra e sullo strappo finale è stato bravo a reagire al tentativo di un brillantissimo quanto sfortunato Enrico Battaglin e a conquistare il successo precedendo Woods e il povero vicentino.
Fabio Aru ha perso sei secondi da Dennis e Dumoulin, Chris Froome invece 17. «È stata una tappa molto difficile e faticosa, senza un metro di pianura e con quasi 3 mila metri di dislivello ha commentato il campione d'Italia -. L'arrivo era davvero esplosivo: 800 metri durissimi, adatti ai corridori che hanno la dinamite nelle gambe, non certo adatto a un corridore come me. In ogni caso, mi sento bene e non mi preoccupo per i 6 persi su Dumoulin. I conti li faremo sull'Etna».
Anche Chris Froome getta acqua sul fuoco. «Ogni giorno sto sempre meglio, nel finale ho solo commesso l'errore di non tenere le posizioni di avanguardia e sono rimasto un po' troppo imbottigliato».
La fuga di giornata scatta al km 24, promossa da Barbin della Bardiani Csf, Belkov della Katusha Alpecin, Mosca della Wilier Selle Italia, Jauregui della Ag2r e Frapporti della Androni Sidermec. A una trentina di chilometri dal traguardo Barbin e Jauregui cedono, mentre gli altri tre vanno avanti fino a 12 km dal traguardo.
Due le fiammate che accendono al corsa: a 105 km dal traguardo c'è il forcing della UAE Emirates di Fabio Aru che tenta di spaccare il gruppo e di isolare o perlomeno fiaccare le forze di BMC e Lotto Fix All; la seconda fiammata è quella di Valerio Conti - sempre della UAE che attacca a 12 chilometri dal traguardo prima seguendo Zardini e poi saltandolo e continuando tutto solo fino a tre chilometri dal traguardo.
Il finale è uno show di Tim Wellens, che sullo strappo di Caltagirone è letteralmente decollato. C'è chi invece resta in maglia rosa e con i piedi ben saldi per terra: è Rohan Dennis. «Sono felice di aver difeso questa maglia, farò di tutto per non farmela portare via, ma so che il difficile arriverà adesso».
Oggi la corsa rosa approda nella splendida valle del Belice,
in provincia di Trapani, devastata 50 anni fa da un violento terremoto che portò morte e distruzione. Si arriva a Santa Ninfa da Agrigento, al termine di 153 chilometri. Tappa per attaccanti, proprio come quella di ieri.
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