Giro nella buferaStop per maltempo: terza volta in 104 annidiario rosaDi Luca ancora dopato Nel fango per farsi staccare

Giro nella buferaStop per maltempo: terza volta in 104 annidiario rosaDi Luca ancora dopato Nel fango per farsi staccare

È solo la terza volta nella storia del Giro che una tappa viene annullata per maltempo: era già successo il 5 giugno 1969 (Trento-Marmolada con Gimondi in maglia rosa) e ancora il 5 giugno dell'89 (Trento-S.Caterina Valfurva con Fignon in rosa). Altre tre volte le tappe furono annullate per altri motivi: la Salerno-Frascati del '56 per le elezioni amministrative; la Imperia-S.Anna di Vinadio 2001 per le perquisizioni dei Nas negli alberghi delle squadre e la Genova Quarto-Livorno 2011 per la morte di Weylandt.

nostro inviato a Ponte di Legno

Per capire l'entità dell'idiozia, basta rispondere a questa elementare domanda: passeresti mai all'aeroporto di New York con una valigia piena di tritolo? Ovviamente no, nessuno sarebbe così mentecatto. Il Giro d'Italia, invece, ne ripropone uno di questo calibro, l'ultimo di una interminabile collezione: Danilo Di Luca. Questo tizio di 37 anni, reduce da due squalifiche per doping, riammesso al ciclismo poche settimane fa da uno sponsor a dir poco disinvolto (Vini Fantini), si fa pescare ad un controllo Uci (a sorpresa, cinque giorni prima del Giro) con il sangue corretto Epo, che ai giorni nostri è esattamente come pensare di transitare dall'aeroporto di New York con la valigia piena di esplosivo.
Nessuno stupore: rubando una celebre e sconsolata conclusione di Einstein, soltanto la stupidità umana può dare un'idea compiuta dell'infinito. Di Luca, alla bella età di uomo maturo, porta il suo personalissimo mattone alla teoria di Einstein. Tutta una carriera costellata di pessimi episodi, con il coronamento di una squalifica a due anni per Epo-Cera nel 2009, era riuscito a convincere lo sponsor del suo pentimento, della sua redenzione, del suo riscatto. Al rientro era contrario il diesse Scinto, ma la recita del nuovo Di Luca aveva convinto gente molto più in alto: lo sponsor prima di tutto, nonchè il patron del Giro, Michele Acquarone. E' il trionfo di una nobile e ben nota teoria: tutti hanno diritto ad una seconda possibilità. Peccato che nel ciclismo ormai sia un lusso vietato: con la catena di disastri sin qui messi in fila, il ciclismo non può più concedere seconde possibilità a nessuno, perché corre il forte rischio di non averne più per sé. In attesa che i vertici dello sport si decidano ad introdurre la norma eccezionale della radiazione subito, al primo caso di doping provato, i Di Luca continuano a provarci. Tanto, come ineffabilmente ha spiegato lui stesso pochi giorni fa, «ho sbagliato, ho pagato, adesso la gente è pronta a riaccogliermi».
Tanto buonismo e tanta faciloneria continuano così a partorire nuovi mostri. Si procede imperterriti con il solito modulo: i malfattori si dopano, certi sponsor li accolgono a braccia aperte, le regole tiepide e comprensive impongono al massimo uno stop. Poi, di nuovo in corsa belli come il sole.
Il risultato è questo, che tutta Italia contempla sotto la neve inverosimile del maggio glaciale: il più bel Giro degli ultimi anni, con il più bel campione in maglia rosa, finisce nel fango per un inqualificabile personaggio di 37 anni, che non ha voglia di fare altro nella vita, che si dopa nel modo più stupido per viaggiare a mezz'ora da Nibali. Un capolavoro.
Cosa rimane? Nella disperazione, ci si può aggrappare solo alle reazioni finalmente decise e feroci dell'intero Giro: almeno, sono i segnali della definitiva presa di coscienza, della possibile speranza futura. In ordine di rabbia. Luca Scinto, diesse del fenomeno Di Luca: «Non l'ho mai voluto: ecco il perché. Quando ho ricevuto la notizia, me l'hanno dovuto togliere dalle mani. E' un cretino, deve curarsi. Ed è anche un pazzo che mette a repentaglio il posto di lavoro per una quarantina di famiglie».
Michele Acquarone, direttore generale del Giro: «Mi sono lasciato convincere. Di Luca mi ha persino detto la fatidica frase: ma secondo lei posso ripetere l'errore, dopo quello che ho passato? Così, gli ho voluto concedere una nuova chance. Ho sbagliato, sono a pezzi. Quest'oggi nasce un nuovo Acquarone: da ora in poi non concederò più una seconda possibilità a nessuno. Non me la chiedano neppure».
Infine, il sindacato dei corridori: «Ricorreremo alle vie legali per il gravissimo danno d'immagine.

Non accettiamo che il comportamento folle di un soggetto rovini la reputazione dell'intera categoria». Lo scaricano e gli chiedono i danni. Alleluia, ci sono arrivati. Benvenuti. L'augurio sincero è che non siano fuori tempo massimo.

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