Giroud & C. Il Diavolo alla francese vince ancora

C'era Combin, e poi Papin e ancora Marcellone Desailly: una Francia che fu, di color rossonero

Giroud & C. Il Diavolo alla francese vince ancora

C'era Combin, e poi Papin e ancora Marcellone Desailly: una Francia che fu, di color rossonero. Ed ora rieccoci a parlare di Francia, dell'armata scudo e testuggine del Milan da scudetto. La volata sapor Weah di Theo Hernandez contro l'Atalanta e la doppietta di Giroud al Sassuolo come bon bon finali. Ricordare la douce France di un certo Milan serve a ridisegnare una storia che ritrova il protagonismo di un calcio concentrato di qualità e determinazione. Da non confondere con calcio champagne. Nestor Combin, centravanti senza paura, rischiò la faccia per l'Intercontinentale: provarono a sfregiargliela due killer chiamati Poletti e Suarez. Jean Pierre Papin arrivò a Milano portandosi il pallone d'oro, non giocò la finale Champions di Barcellona '94, ma conquistò due scudetti segnando un gol ogni due match. Infine Desailly, reinventato centrocampista da Capello, che cavalcò tra scudetti e Champions. Percorso che parte dal 1969 e ci porta ad oggi dopo aver visto altri francesi, alcuni sottovalutati (Dugarry), altri dimenticabili. L'ultima France rouge e noir è fiorita sul prato di San Siro, innervata dal successore di Combin e Papin: Olivier Giroud. Lui fisicamente più corazziere degli altri, ma con identico istinto del bomber e gli stessi alti e bassi. Stavolta il Milan se l'è giocata con la qualità dei galletti, più che nel passato.

Mettiamoci le sorprese Maignan e Kalulu, arrivato terzino e diventato stopper per il futuro; il turbo di Theo Hernandez, scoperta di Maldini. Meglio fermarsi al silenzio sui panchinari. Di certo resta un Allez la France! da scudetto. E una storia che continua.

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