Il giudice sportivo non crede a Muntari. L'Onu invece sì

"Esempio nella lotta al razzismo". Ma il ghanese viene squalificato

Il giudice sportivo non crede a Muntari. L'Onu invece sì

La protesta di Muntari arriva fino all'Onu. «Un'ispirazione per tutti noi sul tema dei diritti umani» l'ha definita l'Alto Commissario per i diritti umani, Zeid Ra'ad al-Hussein. Nel corso della partita di domenica contro il Cagliari, Sulley Muntari, centrocampista del Pescara ex Inter e Milan, aveva protestato all'indirizzo dell'arbitro Minelli perché preso di mira dai tifosi sardi con cori razzisti. Il direttore di gara, invece di fermare l'incontro, lo ha prima punito per le veementi proteste con un cartellino giallo, poi, alla sua uscita dal campo, ha estratto il cartellino rosso. Ieri la beffa: il giudice sportivo ha infatti confermato una giornata di squalifica per il ghanese (perché espulso dopo essere uscito dal campo per protesta) e ha deciso di non adottare provvedimenti sanzionatori nei confronti del Cagliari.

Questo il comunicato del giudice sportivo, che non ha creduto alla versione di Muntari: «Considerato che i pur deprecabili cori di discriminazione razziale sono stati intonati da un numero approssimativo di soli dieci sostenitori e dunque meno dell'1% del numero degli occupanti del settore (circa duemila), non integrano dunque il presupposto della dimensione minima che insieme a quello della percezione reale è alla base della punibilità dei comportamenti in questione, peraltro non percepiti dagli Ufficiali di gara». Insomma, il comunicato ammette che ci siano stati dei cori, e non contraddice Muntari. Quello che è certo di questa vicenda è che questa decisione farà discutere a lungo. Di sicuro se ne parlerà di nuovo in altre sedi. Al-Hussein ha invitato la Fifa a prestare maggiore attenzione al persistente problema del razzismo nelle partite che non deve essere tollerato nei grandi eventi sportivi. Poi ha annunciato che parteciperà ad un incontro internazionale per diffondere il messaggio che «il razzismo e le espressioni di fanatismo non devono essere tollerate nei grandi eventi sportivi».

Quindi ha ricordato il recente caso accaduto in Ucraina, da lui definito «estremamente allarmante», dove i tifosi della Dinamo Kiev hanno indossato abiti del Ku Klux Klan ed esposto svastiche. Nel bene, ma soprattutto nel male, tutto il mondo è paese.

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