Lo spirito dell'intervento del governo per riformare la materia, complessa e delicata, della giustizia sportiva sull'onda emotiva del caso Juventus è apprezzabile. Non invece la fretta con cui la prima bozza del provvedimento è stata scritta e nella quale veniva stabilito che ogni procedimento disciplinare, persino il più grave di tutti, l'illecito sportivo, doveva essere giudicato soltanto a fine stagione per non turbare la regolarità del campionato. L'obiezione è stata immediata: non si può rinviare al termine dei tornei i giudizi così attribuendo ai piazzamenti l'etichetta del provvisorio.
Esempio di scuola: se ci fosse un procedimento disciplinare a carico di un club che ha appena vinto lo scudetto, cosa si fa? Si cambia in corsa l'identità della squadra campione d'Italia? Di qui il ripensamento del ministro Abodi (con l'appoggio del collega Giorgetti) che ha modificato l'impianto e stabilito che tutti i provvedimenti disciplinari (leggi penalizzazioni, ndr) vengano resi noti dopo l'ultimo grado di giudizio. Con la conseguenza spiacevole che il dipartimento degli affari legali e legislativi di Palazzo Chigi ha bocciato la seconda bozza giudicandola in contrasto con il diritto sportivo. Ma ieri il Consiglio dei ministri ha approvato, senza valore coercitivo, che le penalizzazioni pesino in classifica solo dopo «una sentenza passata in giudicato». Lo ha detto il ministro dello Sport e Giovani, Andrea Abodi. «Questo - ha puntualizzato - può accadere anche a stagione in corso, ma solo se c'è una sentenza definitiva, per evitare che i punti vengano tolti e rimessi più volte». Ritirata invece la norma sul limite dei tre mandati per i presidente delle federazioni.
Adesso ci sono due riflessioni indispensabili e che valgono anche per il futuro.
La prima: non è mai cosa buona e giusta decidere una riforma sulla spinta emotiva di un singolo caso in pochi giorni. La seconda: in materia di riforma delle procedure di giustizia sportiva, è bene che la politica si affidi agli esperti del settore in modo da evitare pasticci con i principi cardine del diritto sportivo.
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