Da buon attaccante a grande allenatore, il passo non è breve. Servono tempo e occasioni, esperienze e vittorie. Simone Inzaghi è stato un buon attaccante, anche se ha segnato meno di Filippo e di altri bomber che hanno fatto la storia del calcio italiano a cavallo dei due millenni. Non c'è bisogno del probabile scudetto di maggio, il primo per lui e il ventesimo per l'Inter, per definirlo già un grande allenatore. Basterebbero i 5 trofei conquistati in 2 anni e mezzo di Inter e più ancora il grande percorso europeo della sua squadra.
Prima del suo arrivo, l'Inter era uscita per 3 anni consecutivi nel girone: una volta con Spalletti e 2 con Conte. Inzaghi l'ha sempre superato, ha raggiunto una finale, è uscito agli ottavi col Liverpool e dopo l'andata con l'Atletico è in piena corsa per entrare un'altra volta fra le prime 8 d'Europa. Sono questi risultati che consentiranno all'Inter di partecipare alla prima edizione del ricco mondiale per club, in programma negli Usa nell'estate del 2025. In totale per Inzaghi, 28 partite in Champions sulla panchina nerazzurra, con 15 vittorie, 7 pareggi e 6 sconfitte (contro Real e Bayern 2 volte, più Liverpool e City: quindi sempre e solo grandissime squadre). Curiosamente, ma non troppo, allo stesso numero di 15 vittorie si arriva sommando i successi di Mourinho (10 in 21 partite), Spalletti (2 in 6) e Conte (3 in 12: la media peggiore, a conferma della sua allergia per l'Europa).
Appunto una curiosità, ma anche una conferma statistica del modo che Inzaghi ha di interpretare il calcio, tanto che il grande allenatore di oggi, dopo avere battuto l'Atletico dell'amico Simeone, ha spiegato come anche al buon attaccante di ieri «sarebbe piaciuto giocare in questa Inter», una squadra che gioca bene e vince spesso: 9 volte su 9 nel 2024, con la prima coppa già portata a casa. In stagione, 34 partite, l'Inter ha perso solo due volte, sempre a San Siro (col Sassuolo in campionato e col Bologna in Coppa Italia). L'infortunio di Thuram è l'unica nota stonata della settimana e domenica a Lecce, il francese darà per la prima volta forfeit dopo 34 presenze consecutive.
Niente ThuLa, quindi e Inzaghi costretto a sperare che quello di Arnautovic fosse un problema soltanto psicologico, perché se così fosse, il gol della vittoria con l'Atletico, gli consegnerebbe un giocatore ritrovato. Qualche perplessità è lecita. Per Inzaghi sarebbe importante ritrovare Thuram in tempo utile per il ritorno a Madrid, ma 3 settimane in questi casi passano molto in fretta. Dopo gli esami di stamane se ne saprà di più.
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