Il «patto» del dopo Berlino per la rinascita. Così nella notte che segue l'opaca prova contro la Svizzera, con un'eliminazione che ha fatto male, è andato in scena il vertice allargato: da un lato il presidente Figc Gravina, dall'altro il Ct Spalletti e tutta la rosa. Un faccia a faccia che è servito a tirare una riga sull'avventura europea. In sintesi: se la squadra voleva più certezze, principalmente sul modulo cambiato troppo di frequente, l'allenatore più convinzione dai suoi ragazzi. Difesi all'esterno, ma con la rivendicazione interna della propria leadership.
«La riflessione l'abbiamo fatta tutti insieme dividendo le nostre responsabilità», ha confermato Gravina nella conferenza stampa di chiusura a Casa Azzurri. Il numero uno Figc parte da un assunto, chiarito anche alla squadra e che era già nell'aria dopo il pomeriggio da incubo dell'Olympiastadion: «Spalletti resta, impensabile abbandonare ora un progetto triennale e dopo appena dieci mesi di attività. Fra sessanta giorni inizia un nuovo appuntamento (la Nations League, ndr), c'è da cambiare qualcosa, da rivedere qualcosa in termini di approccio. Anche se non pensiamo che fioriscano da noi dei nuovi Mbappé o Cristiano Ronaldo. Di sicuro dobbiamo crescere tutti perché sarebbe un disastro inimmaginabile non partecipare al Mondiale per la terza volta consecutiva (Olanda e Germania si sono fermate a due, ndr): vorrebbe dire che ancora una volta non avremmo trovato la soluzione nell'immediato». Dopo le sei gare del torneo, a metà novembre, si potrebbe pensare a un primo punto della situazione per capire se il nuovo percorso sarà stato quello giusto.
Il giorno dopo Berlino non si attendevano dimissioni o ribaltoni, ma solo la conferma di una linea seguita sin dall'avvio dell'era del tecnico toscano. «Siamo dispiaciuti per non aver potuto dimostrare tutto quello che è stato fatto, c'è la delusione nell'incapacità di reagire a limiti oggettivi con una reazione diversa, pensavamo di essere più avanti nel percorso e invece abbiamo fatto un passo indietro. Ma attenzione, nessuno può pretendere le mie dimissioni dall'esterno». Tutto rinviato alle elezioni Figc del marzo 2025, quando «la governance potrà essere cambiata solo in un confronto democratico».
Intanto Gravina ha spiegato cosa accadrà a breve: «Il Club Italia verrà supportato da una commissione tecnica consultiva di direttori tecnici top di Serie A». Saranno quattro: Marotta dell'Inter, Giuntoli della Juventus, Sartori del Bologna e Marino, ex Udinese e Napoli. La commissione dovrà lavorare anche sul tasto dolente dei talenti delle Under azzurre vincenti che poi non trovano spazio nei club. «Il meccanismo si inceppa nella mancanza di valorizzazione dei giovani che non si concilia con la ricerca continua del risultato sportivo in breve tempo e a tutti i costi - ha sottolineato il numero 1 Figc -. Abbiamo valorizzato le seconde squadre, ma alcune formazioni Primavera hanno il 100% di stranieri (vedi il Lecce scudettato, ndr). In tutta Europa si cerca di ridurre l'età, da noi si è aumentato di un anno il limite». Da qui l'attacco: «La federazione non può incidere perchè leggi nazionali e internazionali impediscono alcune scelte legate all'utilizzo dei giovani.
È un fatto culturale: il 67% dei calciatori di A sono stranieri, abbiamo 32-33% di selezionabili. Coltivare i vivai non è un costo, ma è un investimento: dobbiamo essere tutti d'accordo, altrimenti non si può imporre nulla». Non c'è più tempo da perdere, dall'Europeo vinto abbiamo già buttato via tre anni...
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