Il ministro Andrea Abodi non si è presentato al vertice romano. Mossa intelligente per due motivi: 1) perché ha intuito che non ci sarebbe stato spazio per un accordo lampo; 2) perché ha voluto marcare la distanza della politica e quindi del governo Meloni dalle questioni interne al calcio italiano. Che se le sbrighino loro, come auspicato ripetutamente dal presidente del Senato La Russa e da Adriano Galliani, ad del Monza e senatore di Forza Italia.
Sono rimasti nell'arena di via Allegri il presidente Gravina (foto in alto) e le altre componenti del settore senza però mai discutere di percentuali o di cifre, prendendo semplicemente nota delle singole richieste. A quel punto è stata evidente l'impossibilità di procedere a una intesa e si è passati alla fase due. Gravina ha offerto di trasformare l'assemblea elettorale convocata per il 4 novembre (appuntamento da rinviare dunque alla scadenza naturale dei primi mesi del 2025, ndr) in assemblea col compito di modificare l'attuale statuto e con lo statuto correggere il peso politico ed elettorale delle singole leghe professionistiche. A decretarlo ufficialmente provvederà il consiglio federale di lunedì 29 luglio. A questo punto ci saranno tre mesi abbondanti per concordare un nuovo schema che consenta - perché questo è un traguardo inderogabile - alla Lega di serie A (foto in basso, il presidente Lorenzo Casini) di diventare il motore del calcio professionistico con tanto di percentuale e di rappresentanti in consiglio federale. Nel frattempo, a sancire la necessità della riforma, provvederà la prossima approvazione del disegno di legge Abodi che contiene il famoso emendamento firmato dal vice-presidente della Camera dei Deputati, Giorgio Mulè. Attualmente i pesi in Figc sono i seguenti: serie A 12%, serie B 5%, Lega Pro 17%, dilettanti 34%, calciatori 20%, allenatori 10%, arbitri 2%. Per far salire la quota dei club di serie A bisognerà imporre una dieta dimagrante ad altre leghe. Giancarlo Abete, presidente della lega dilettanti, l'azionista di maggioranza di Gravina, ha svelato che «nessuno ci ha chiesto di scendere dalla nostra percentuale». Questo fa capire che o interverrà un accordo complessivo oppure sarà complicato raggiungere il traguardo della modifica poiché l'approvazione delle norme statutarie richiede il 50% dei voti più uno.
Dalla riforma discenderà probabilmente anche il futuro assetto della federcalcio perché con le nuove percentuali si andrà al voto e si capirà anche se ci sarà spazio per una nuova candidatura di Gravina o si procederà a un ricambio della guida del calcio italiano.
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