Cambierà il peso della Serie A ma non come avrebbe voluto la Lega. È stata infatti approvata la proposta del presidente Gabriele Gravina di riforma dello statuto della Figc. I club del massimo campionato hanno fatto muro ma la spaccatura è evidente: in 8 hanno votato contro (fra queste la Lazio di Lotito, il Milan e il Napoli) con 12 che si sono astenuti (Inter, Roma, Atalanta e Juve in testa). Il nostro calcio è diviso e questo sarà solo il primo round.
La riforma è passata con l'83% dei voti. Come da proposta di Gravina, dunque, la Serie A vedrà aumentare i propri consiglieri (da 3 a 4), e il peso elettorale (anche nell'elezione del presidente della Federcalcio) passerà dal 12% al 18%. Minore l'aumento della Serie B, mentre la Lega Pro perde un consigliere. Perde il proprio rappresentante l'Aia. La Serie A ottiene maggiore autonomia e un potere di veto nelle materie di propria competenza. Rimane il controveto della Figc su alcune questioni tecniche e relative alla gestione arbitrale.
La Serie A ha espresso insoddisfazione, desiderando un maggiore peso elettorale e più rappresentanti e in caso di conflitto con la Figc si puntava ad avere una sorta di parere vincolante. A luglio il vice presidente della Camera, Giorgio Mulè (Forza Italia), aveva contribuito alla scrittura di un emendamento al decreto sport che impone di riequilibrare la rappresentanza: per legge, era necessario darle più peso e più autonomia «tenendo conto anche del contributo economico» della Serie A. Non prevedeva cifre minime, però. Ieri lo stesso Mulè ha esultato: «Dopo 20 anni si è messo mano ad uno statuto antistorico ed è stato fatto grazie al famoso emendamento. Poi che siano quattro o cinque i consiglieri (per la Lega Serie A, ndr), quello che importava è che si prendesse atto che era irrinunciabile una vera riforma. Ora vediamo con la Lega di Serie A e la Figc come si andrà avanti». Lorenzo Casini, presidente della Lega A, parla di compattezza ma la spaccatura è evidente: «Nessun club ha votato a favore - ha spiegato -. Le società erano state lasciate libere di astenersi, l'importante era mantenere una posizione non a favore». Di fatto, non ha la maggioranza. Poi ha spiegato quali saranno le prossime tappe: «Abbiamo depositato il ricorso sulla legittimità dell'assemblea, ne faremo una nostra (il 18 novembre, ndr) per decidere come muoverci. La Serie A conta un po' di più, ma non è abbastanza». Immediata la risposta di Gravina: «Noi siamo andati incontro in maniera decisa alla A copiando quello che ci aveva chiesto in passato. I 12 astenuti hanno dimostrato il disagio di chi ha compreso quello che è stato fatto per la Lega e chi invece ha voluto forzare la mano». Già in mattinata Gravina era stato duro: «Sono stato bersaglio di infamie e dossieraggi. Il calcio non si può ridurre a una mera lotta di potere».
E qui interviene di nuovo Mulè: «Gravina la politica la vede a giorni alterni, per cui c'è la politica positiva, che è quella ad esempio sul tax credit. Poi quando invece le cose riguardano la sua persona la politica diventa cattiva».
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