Parigi - Mai dare per vinti Greg&Marcell. Nell'Olimpiade dei giovani che emergono, ci sono delle certezze: Paltrinieri e Jacobs, che hanno confermato come quest'Italia che nuota veloce e che, si spera, possa correre, lanciare, saltare nel migliore dei modi da qui a domenica non possa fare a meno dei due assi dello sport tricolore. I due coetanei - solo ventuno giorni infatti separano il mezzofondista e il velocista - hanno dimostrato che a quasi 30 anni si può essere ancora performanti con i più forti atleti del mondo.
La finale dei 100 metri, chiusa dal poliziotto al quinto posto, anche senza medaglia ha fornito ai suoi detrattori una lezione enorme. Jacobs ha dato una prova tangibile di essere ancora nel gotha della velocità, fra l'altro era l'unico europeo presente nella finale più competitiva della storia. Con 985, appena cinque centesimi peggio del tempo di Tokyo, è rimasto fuori dal podio di un soffio facendo una prestazione enorme in una specialità in cui il livello, era di Bolt a parte, si è alzato incredibilmente. «Volevo dimostrare ancora una volta che bisogna saper cadere e rialzarsi - ha scritto Jacobs sui social -. Quest'ultimo anno è stato complesso, ho dovuto cambiare tutto: paese, allenatore, compagni di allenamento e molto altro. Tuttavia, ho sempre creduto in questo progetto. Raggiungere 985 è un risultato importante. Sono un po' amareggiato perché sentivo che c'era la possibilità di vincere una medaglia». La speranza è che questa possa arrivare in staffetta: siamo i campioni olimpici. Oggi Marcell, che dopo la finale ha accusato un problema alla coscia, verrà sottoposto ad esami diagnostici. Ma non molla: «La carriera di Marcell Jacobs non finisce qui. Ci sono ancora molti obiettivi da raggiungere nei prossimi quattro anni».
E che dire di Greg Paltrinieri, la cui parabola sportiva non conosce fine. Qui a Parigi due medaglie in due gare, bronzo negli ottocento e argento nei millecinquecento, che hanno fatto di lui il nuotatore italiano con più podi olimpici. Con il carpigiano però non è solo una questione di numeri, anche se quelli danno la conferma del valore del capitano azzurro, che ha saputo nuotare quasi lo stesso tempo dell'oro di Rio 2016. Nonostante la febbre. Chapeau. Si è preso i complimenti del suo allenatore Fabrizio Antonelli: «Il capolavoro l'ha fatto lui, non oggi, ma lungo il percorso, rimettendosi in discussione. Nellìarco di questi anni si è reinventato, accettando i compromessi anche da campione olimpico. Sono onorato di essere parte di questo progetto e oggi gli ho detto: tu sei un genio del nuoto, fai un lavoro da centrocampista, che si fa il mazzo tutti i giorni, ma tu sei un 10'.
Adesso lo mettiamo in frigo e aspettiamo le acque libere». Venerdì, infatti, l'ultima gara dei Giochi che potrebbe essere anche la passerella conclusiva di Gregorio a livello olimpico. Un altro podio, stavolta sulla Senna, sarebbe il coronamento di una carriera leggendaria.
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