Da Highbury a un cucchiaio. Se la storia è un ribaltone

C'erano una volta i leoni di Pozzo e i gol alla Mortensen. Ma dalla rete di Capello nel '73 a Wembley tutto è cambiato

Da Highbury a un cucchiaio. Se la storia è un ribaltone

A voler essere sbrigativi, e anche un po' presuntuosi, potrebbe essere la solita storia degli allievi che superano i maestri. Se non fosse che la rincorsa è stata lunga ed è passata anche attraverso qualche pesante umiliazione. La storia di Italia-Inghilterra però è veramente singolare: per anni abbiamo vissuto con il mito, con l'incubo quasi, dell'invincibile nazionale dalle bianche casacche. Poi, improvvisamente, il vento è cambiato e si sono ritrovati loro, gli inglesi, a soffrire terribilmente l'azzurro. Cardine di tutta questa storia è un anno di grazia, il 1973, in cui l'Italia alza finalmente la testa e batte gli inglesi al nono tentativo: 2-0 in giugno a Torino, in una partita organizzata per festaggiare i 75 anni della Figc. Non solo, ma poi va a vincere per la prima volta a novembre nel mitico tempio di Wembley, quello stadio che trasudava di storia e incuteva rispetto a tutti. E se l'anno chiave di questa storia è il 1973, l'uomo chiave è Fabio Capello, capace di segnare in entrambe quelle sfide, di mettere la firma sul capolavoro di Wembley (un gol che resterà come pietra miliare del nostro calcio) e poi, ironia del destino, di diventare il primo e unico italiano ad andare a guidare da ct la loro nazionale, a insegnare calcio ai maestri 34 anni dopo quello storico gol.

Fino ad allora, parliamo del 1973, l'Inghilterra era stata un tabù per generazioni di calciatori e di tifosi. Per noi era già una leggenda l'eroica sconfitta di Highbury, quella del '34. A quei tempi gli inglesi si consideravano campioni del mondo per diritto divino, poi c'era il resto del pianeta che doveva conquistarsi il titolo alle Olimpiadi prima e ai Mondiali poi. L'Inghilterra poi invitava i campioni del mondo dei mortali a giocare una partita a casa loro per vedere quanto lontana poteva ancora essere la sua distanza tra la regina e i plebei del pallone. E anche ai campioni del '34, gli azzurri di Pozzo, arrivò puntuale l'invito: appuntamento allo stadio dell'Arsenal, perchè profanare Wembley per una partita con l'Italia sembrava un po' troppo... Gli azzurri devono essere vittime sacrificali, al primo minuto c'è già un rigore per gli inglesi, ma Ceresoli lo para. Pochi minuti dopo azzoppano Monti, l'Italia in dieci chiude il primo tempo sotto 3-0. Poi però risorge: doppietta di Meazza e pari sfiorato da Guaita allo scadere. Gli azzurri rientrano da eroi.

Per quarant'anni resterà il massimo del nostro rapporto con gli inglesi, passando anche per pesanti sconfitte come il 4-0 subito a Torino nel dopoguerra, era il '48, con il famoso gol di Mortensen dalla linea di fondo, altro tocco di leggenda. Oppure dalla beffa del '61 a Roma quando Sivori e Brighenti ci illusero, ma un errore del debuttante Vavassori (entrato al posto dell'infortunato Buffon) ci costò il pareggio, seguito dal 3-2 di Greaves. Dopo il 1973, invece, la musica cambia di netto: troviamo gli inglesi nelle qualificazioni ai mondiali del '78, li battiamo 2-0 all'Olimpico con Antognoni e Bettega, perdiamo 2-0 a casa loro per una strana scelta di Bearzot che fa curare Keegan da Zaccarelli, ma nel girone la spuntiamo noi. Agli Europei dell'80 li battiamo a Torino con Tardelli che questa volta annulla lo spauracchio Keegan e segna il gol vittoria. A Italia '90 arriva anche l'unico confronto in un Mondiale, ma è una sfida triste, la finalina di consolazione per il terzo posto. Loro eliminati ai rigori dalla Germania, noi dall'Argentina: segna Baggio, pareggia Platt, Schillaci raddoppia su rigore, alla fine vanno tutti insieme a festeggiare sul podio, una delle più belle foto ricordo di quel mondiale. Nel '97 ancora sfida di qualificazione mondiale e passiamo per la seconda volta a Wembley con un delizioso tocco di Gianfranco Zola che poi sarebbe diventato idolo del Chelsea, destino di chi fa vincere l'Italia a Londra. Infine l'ultima sfida che conta, agli Europei 2012: non è una grande partita, si finisce ai rigori sullo 0-0.

Lo spettacolo è tutto dal dischetto: sbaglia Montolivo, Young prende la traversa, Pirlo si esalta con un cucchiaio ad Hart, poi Buffon blocca il tiro di Ashley Cole e Diamanti ci regala le semifinali. L'inerzia della storia ormai è dalla nostra parte.

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