PyeongChang - Adesso non gli manca più niente. Adesso può lasciarsi andare, saltare le transenne e correre a baciare la sua bellissima Laura, una, due, tre volte e andrebbe ancora avanti, ma il protocollo lo reclama, c'è da fare la foto dei primi tre, ci sono le interviste in diretta, poi la conferenza stampa, le radio, ancora domande, altre risposte. Marcel Hirscher non sta nella pelle per la felicità, lui non è uno da gesti teatrali, ma alla cerimonia dei fiori nel parterre, dove anziché i fiori regalano la mascotte dei Giochi, fa i salti di gioia e la sera, quando finalmente si metterà al collo l'unico alloro che mancava alla sua incomparabile collezione, salterà ancora più alto. «Mi dispiace solo aver dimenticato a casa i lederhose (pantaloncini tirolesi, ndr), avrei festeggiato volentieri con quelli!» se la ride.
Marcel è diventato campione olimpico alla prima occasione buona di questi Giochi, nella gara usata come riscaldamento per i suoi gigante e slalom. Era da un anno che non usava gli sci lunghi da discesa, nelle prove era sembrato molto a disagio, prendeva secondi su secondi, ma poi in gara ha tirato fuori quel qualcosa in più che solo i fenomeni hanno dentro, ha chiuso la discesa con un secondo e 32/100 di ritardo dal vincitore di Kitzbühel, il tedesco Dressen, e in slalom, nonostante le folate di vento che gli impedivano di vedere le giuste traiettorie, ha fatto il minimo indispensabile. Si dirà, giustamente, che con uno slalom così difficile (ripido e ghiacciato) questa combinata era proibitiva per i discesisti e non per niente sul podio con Marcel ci sono i francesi Alexis Pinturault, argento, e Victor Muffat-Jeandet, bronzo, ma a smorzare in culla l'eventuale polemica ci pensa uno dei più grandi combinatisti della storia, Kjetil Andre Aamodt: «Una gara è una gara e vince chi va più veloce, non chi si lamenta. I discesisti non hanno che da allenarsi di più in slalom e sono convinto che se Hirscher si allenasse di più in discesa vincerebbe anche lì, semplicemente perché è il miglior sciatore del mondo».
Il norvegese poi aggiunge che combinate così terranno lontani i velocisti da questa disciplina e c'è da credergli, vista la rabbia di Dominik Paris («in uno slalom così non avevamo nessuna chance») e di Peter Fill, uscito dopo poche porte come il compagno di squadra e nemmeno sceso al parterre. La prende più con filosofia Christof Innerhofer, 5° a 53/100 dalla vetta a metà gara, che dopo il 14° posto finale parla del suo pessimo feeling con questa neve aggressiva e dà appuntamento a domani (la notte italiana fra mercoledì e giovedì) quando cercherà di riscattarsi in discesa, ovviamente assieme a Paris e Fill, cui si aggiungerà il più giovane Emanuele Buzzi.
Quasi in contemporanea (alle 2 la prima manche) Brignone, Moelgg, Bassino e Goggia sfideranno il resto del mondo in gigante, mentre Hirscher potrà finalmente rilassarsi (e allenarsi), «perché quello che tutti mi chiedevano da anni finalmente ce l'ho, il resto sarà un'extra».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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