St.Moritz L'urlo di Marcel Hirscher ha chiuso il Mondiale. Il re è lui. Due ori e un argento, dominio assoluto nelle gare tecniche. E dire che l'inizio era stato da incubo, con quel centesimo che gli aveva fatto perdere la combinata e due sconfitte in due manche nella gara a squadre, battuto persino da uno sconosciuto atleta belga. Poi però il leone ferito e pure un po' malato ha reagito. Del resto papà Ferdinand l'aveva detto, ad Adelboden, dopo i due ennesimi secondi posti alle spalle di Pinturault in gigante e Kristoffersen in slalom: «Marcel vincerà al momento giusto, nella vita tutto torna indietro».
Ed è tornato con gli interessi, perché mentre il re ruggisce, quelli che ne avevano minacciato il regno si leccano le ferite: Pinturault esce dal Mondiale pieno solo di dubbi e con la medaglia, per lui poco importante, della gara a squadre. Kristoffersen, il bambino che non sa perdere, incassa due quarti posti che lo fanno infuriare, soprattutto quello di ieri in slalom, perché dopo la frase urlata all'arrivo di Schladming e riportata con indignazione da tutti i giornali austriaci e svizzeri («Il re sono io, baciatemi il bip») ieri non si può proprio dire che abbia fatto una bella figura, sbattendo bastoncini e guanti e occhiali e casco in terra e non riuscendo nemmeno ad applaudire il più forte della giornata.
Fra tante delusioni, ci sta anche quella degli italiani, nella sconfitta molto più signori. Erano arrivati al Mondiale pieni di speranze, legittime visti i 26 podi conquistati in coppa del mondo, e sono ripartiti con il bronzo di Sofia Goggia in gigante. Gli slalomisti ieri non sono mai stati in gara, fra errori tecnici e tattici hanno potuto solo dire bravo agli altri, Hirscher in primis, poi Manuel Feller, l'uomo che ama rischiare e stavolta gli è andata bene (primo podio in carriera) e Felix Neureuther, che ha acchiappato la medaglia sfruttando anche gli errori altrui, ma non si può certo dire non l'abbia meritata. Il presidente federale Flavio Roda non nasconde la delusione: «Eravamo venuti con l'obiettivo di quattro medaglie, torniamo a casa con il minimo sindacale, qualcosa non ha funzionato, ma non ci sono rimorsi perché abbiamo preparato queste gare al meglio ». Dopo le parole da presidente, Roda non riesce a non tornare il tecnico che è stato, a lungo: «Queste piste non erano adatte ai nostri uomini, penso in particolare a discesa e slalom, le due gare in cui sulla carta avevamo più possibilità. Non vuole essere una scusa ma è un dato di fatto. Le donne non hanno deluso, ci hanno provato, se fosse arrivata subito una medaglia nella prima gara di superG tutto sarebbe andato diversamente, da quel giorno è stata una rincorsa piena di stress e tensioni».
Roda poi risponde senza esitare alle voci su possibili team privati (si dice lo vorrebbe la Goggia): «Finché io sarò il presidente questo non succederà. Il lavoro continuerà ad essere fatto in squadra, le atlete più forti avranno magari un tecnico personale di riferimento, ma sempre all'interno del gruppo. La rivalità Goggia-Brignone per me è solo un bene, la competizione interna fa crescere, ho detto però alle ragazze di non cadere nel vortice, di andare avanti per la loro strada, senza farsi condizionare da nulla».
E ora? La coppa ricomincerà nel fine settimana, Sofia Goggia è in lizza per un posto sul podio della classifica
assoluta (tanto più dopo l'infortunio di Lara Gut), Fill e Paris possono riportare in Italia la coppa di discesa «L'importante è restare positivi, non deprimersi e continuare a lavorare. Fra un anno ci sarà l'Olimpiade».
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