Che bello questo sport dove schiacci il pulsantino o qualcosa di simile e la monoposto per un giro acquista tot cavalli in più e alcuni sono felici e contenti e magari in pole e magari no e magari oggi i più bravi sono tinti d'argento e über alles e magari domani sono rosso vestiti e rampanti. A volte il pulsantino migliore premia uno, spesso quell'uno si chiama Mercedes, diciamo quasi sempre, a volte il pulsantino funziona meglio sull'altra, e quell'altra si chiama Ferrari. Che bello questo sport dove il pilota non si può allenare perché far girare le brum brum costa. A dirglielo per tempo, questi ragazzi avrebbero fatto atletica dove correre costa infinitamente meno. E se non altro ci si può allenare. In F1 non si può neppure tentare il gesto ormai blasfemo del sorpasso aggressivo. Di solito le toghe del Circus tolgono punti alla patente come ai nostri figli ventenni che sfrecciano con le macchine di mamma e papà.
Che bello questo sport che ieri a suon di pulsantini ha composto la griglia di partenza con un Lewis Hamilton spaziale in pole seguito a tre decimi da Bottas e a oltre sei da Leclerc evidentemente dotato di pulsantino non così performante e di varie altre cose meno efficienti sulla Rossa. Che bello sarebbe, oggi, attendere qualche manovra ardita di Charles, stile Monte Carlo il mese scorso, stile quel sorpasso alla Rascasse riuscito ai danni di Grosjean, e quello fallito, sempre alla Rascasse, su Hulkenberg, manovre che avevano regalato le uniche vere emozioni dell'intera stagione. Sarebbe bello se non fosse che, questi piloti sorvegliati e tarpati a vista da ex piloti annoiati e regolamenti assurdi, non sanno più che fare. Passano il tempo a schiacciare pulsanti esattamente come i giovani tifosi sulle loro playstation. Più o meno, in un giro di pista, manovrano pulsantini e levette una cinquantina di volte. Sono tutti lì, sul volante, colorati come canditi. Ma fondamentalmente indigesti. I preparatori fisici e mentali che allenano i piloti confidano che oggi il vero sforzo, per loro, è essere multitasking e saper smanettare senza innervosirsi mentre accelerano, staccano, frenano e curvano. Il tutto a 300 all'ora. In più, guardati a vista dai vigili urbani della F1.
Fatto sta, a Le Castellet, oggi, si profila l'ennesimo dominio Mercedes, si profila l'ennesima gara tormentata di un tormentato Vettel, al via settimo, a un secondo e mezzo dal poleman e in mezzo al caos abitato da piloti prigionieri di auto più lente e depressi da regole assurde. «È mancato il feeling con l'auto» ha detto solo. Ma c'è dell'altro. Scarso feeling con le gomme, forse una perdita d'olio, si vocifera. Comunque dopo Montreal e il ricorso beffa di venerdì va capito.
Sta meglio Charles che ha detto «più di così non avrei potuto fare, conto su una bella partenza, in rettilineo sono veloce e spero di poter fare una buona gara». È pronto a farci sognare, Charles. O forse solo a illuderci che lo lascino libero di fare il pilota. Come sarebbe bello...
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