Paolo e Federico Nilo sono quelli delle quattro righe in ultima pagina se c'è spazio e se Lautaro non si soffia il naso. Sono quelli che durante i quattro anni che separano olimpiade da olimpiade occupano, quando gli va bene, le brevi, le da-non-perdere, le notiziole popcorn. Oltre che sparare con la pistola dieci metri, loro saltano: nel senso che i successi conseguiti a livello europeo e mondiale sono le prime notizie a saltare dalle pagine e dai servizi video non appena Lautaro, Leao, massì, anche Leclerc dicono qualcosa di assolutamente inutile. Però siamo alle olimpiadi e adesso si riprendono tutto con gli interessi: che non li faranno ricchi ma orgogliosi sì. Come noi di loro.
Gli spari di ieri mattina hanno accompagnato cornetti e cappuccini di molta Italia fin sopra il podio: gradini di bronzo e argento, in cima un cinese freddo a corrente alternata, che ha scelto il momento migliore per esserlo davvero. Il penultimo sparo e oro. Si chiama Xie Yu ma non ci importa. Interessano invece il bronzo di Paolo Monna, 26enne pugliese di Carovigno e l'argento di Federico Nilo Maldini e guai a dimenticarsi il Nilo. Il ragazzo bolognese di 23 anni ha pur sempre una pistola in mano e tiene molto al nome completo un po' come Serbelloni Mazzanti Vien Dal Mare, quelle cose lì. Insieme, gli azzurri di Ct olimpionico Roberto Di Donna (oro e bronzo ad Atlanta 1996) hanno portato al Paese non solo due medaglie, ma anche un record: è la prima volta che facciamo doppietta nella specialità. E visto che stavolta le loro medaglie non salteranno di pagina, va anche detto che no, no, no: non è che a tirare di pistola o carabina siano quattro gatti per cui non serva essere preparatissimi. Se ai Giochi sono presenti oltre 200 Paesi, ebbene: in oltre cento praticano il tiro a segno. Per dire che non è semplice arrivare fin qui.
Da ventiseiesimo a terzo, ovvio che Monna sia felice: il progresso dai Giochi di Tokyo è stato impressionante. Se il compagno di podio e di squadra si è infilato grandicello in un poligono per innamorarsene perdutamente, colpa di due donne, mamma e amica (anche Johnny Pellielo iniziò spinto dalla madre, ma nel tiro a volo), Paolo ha cominciato da bambino, non ne aveva dieci di anni e «mai, neppure ieri, avrei pensato di riuscire a prendere una medaglia, sono anni che faccio sacrifici». Se l'aspettava invece Federico Nilo, «la sognavo anche ieri, chissà, oro io e argento Paolo...». Ci pensa ct olimpionico Di Donna a ricordare a entrambi il peso delle loro medaglie: «Due sigilli olimpici in una finale di tale livello costituiscono un tesoro per la nostra federazione e per tutto il movimento».
Per entrambi, Federico Nilo e Paolo, fu amore a prima vista per la pistola.
D'altra parte, parliamoci chiaro: alzi la mano un genitore, detto al neutro, come va di moda adesso, un genitore A e B, un genitore con la Schwa così non facciamo questioni tra padri John Wayne e mamme chioccia, alzi la mano chi non ha mai visto un bimbo illuminarsi davanti a una pistola giocattolo? Ecco, a età diverse questi due ragazzi si sono illuminati. E ora hanno illuminato noi.
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