Sembra l'ultimo tormentone estivo ed è invece solo l'ennesimo capitolo di una storia di calcio-mercato dall'epilogo già scritto. Protagonisti in ordine di apparizione: Mino Raiola, l'indiscreto agente di Zlatan Ibrahimovic che in questi mesi successivi al lockdown lavora solo al telefono evitando di apparire nei ritiri dei club in magliette aderenti e pantaloncini estivi; i dirigenti del Milan, compreso Pioli, tutti convinti e determinati a ottenere la riconferma del gigante svedese; il fondo Elliott che da Londra, in passato, dava per scontato la rinuncia al rinnovo e che adesso mal sopporta l'idea di garantire all'interessato un robusto aumento di stipendio (7,5 milioni la richiesta contro i 5 più bonus legati ai risultati l'offerta). L'esito del tira e molla appare scontato. Il Milan è determinato a garantirsi per un'altra stagione la permanenza nei vialetti di Milanello di Zlatan per una serie di motivi che sarebbe utile qui ripetere: 1) perché ha esercitato una leadership virtuosa dal suo arrivo (a gennaio) fino al finale fantastico di stagione; 2) perché ha fatto maturare alcuni esponenti di punta del gruppo (Calhanoglu, Rebic, Leao i primi dell'elenco); 3) perché ha aiutato Pioli a moltiplicare l'intensità degli allenamenti e a correggere gli errori dovuti all'inesperienza del team.
Sono tutti d'accordo sull'esito della trattativa, specie il tecnico che proprio ieri ha ripetuto alcuni concetti di fondo: «Ibra è un grande professionista, insegna ai giocatori più giovani, è un punto di riferimento ed è rispettoso dei ruoli. La sua più grande qualità è la voglia di vincere e di migliorarsi sempre». Nella realtà invece, da giorni, si continua a discutere sulle dimensioni dello stipendio. Per dirla tutta, Ibra non fa una pura questione economica: 2 milioni in più o in meno non modificheranno il suo conto corrente né il suo patrimonio personale. Quello che chiede, anzi pretende, è il riconoscimento dello status di unico fuoriclasse del gruppo e di conseguenza risultare come il più pagato della rosa rossonera che ha il suo leader in Gigio Donnarumma (6 milioni netti), mega contratto che gli fu garantito dalla coppia Fassone-Mirabelli, terrorizzati dall'idea di perdere il gioiello ereditato gratis dalla gestione berlusconiana.
Non solo il Milan è pronto a ad accontentare Ibra ma anche l'interessato ha espresso il proprio punto di vista: e cioè restare al Milan dove ha riacceso speranze di poter concorrere nella prossima stagione per un traguardo più impegnativo di quello attuale. Bisognerà perciò raggiungere un punto di equilibrio tra richiesta e offerta e magari rendere più ricchi e realizzabili i bonus (posto fra i primi 4 in A e buon piazzamento nella prossima edizione di Europa league).
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