È Icardi l'oro dell'Inter ribalta la Juventus e "salva" il campionato

Maurito sempre con il bianconero nel mirino. E ripaga Suning che ha saputo trattenerlo

È Icardi l'oro dell'Inter ribalta la Juventus e "salva" il campionato

L'Inter non è ancora un'armata calcistica ma promette di diventare una squadra con la nocca. Capace di offrire cento riscatti al suo popolo in amore e mille soddisfazioni al nuovo azionista che ha speso e investito, e soprattutto ha negato la cessione di Maurito Icardi al Napoli rinunciando a un cospicuo incasso pur di presentarsi a San Siro con il bomber riconosciuto nonché giovanissimo capitano, guidato nelle curve di un'estate bollente, dall'intuito della sua compagna Wanda Nara, agente improvvisato ma decisiva nel procurargli uno stipendio da star.

L'Inter non è ancora una squadra dagli schemi collaudati ma ha una guida calcistica che si chiama Banega; nelle pieghe delle prossime settimane può accompagnarla a scalare la classifica e anche il credito della critica che troppo presto ha preparato il rogo per i neroazzurri e in particolare per Frank de Boer, il suo tecnico reclutato e portato ad Appiano troppo tardi per poter lavorare in profondità. Se questa è l'Inter di oggi, pronta a mettere sotto la superpotenza Juve e a scoprirne tutti i ritardi, tutti gli acciacchi e anche qualche logorio della sua fortezza (la difesa), allora il suo profeta è proprio lui, Maurito Icardi, un collaudato ammazza-Juve fin dai tempi allegri e spensierati della Sampdoria, quando senza patente si ritrovò con un potente suv giallo che fece più notizia dei suoi gol. Anche di quelli inflitti all'altra Juve, la Juve di Delneri. Ma quello di ieri sera, aggiunto al delizioso cioccolatino servito sulla capoccia di Perisic per il favoloso 2 a 1, non è stato uno dei tanti dispiaceri (sette in tutto) inferti alla Juventus.

No, è stata una sorta di rivolta, una specie di liberazione dalla dittatura che sembrava già scritta e sancita sul campionato appena nato e non ancora decollato. Non solo. Si è trattato anche di uno di quei gesti atletici e tecnici attesi e preparati per tutta la settimana, passando attraverso i fischi e le pernacchie di San Siro per la sconfitta maturata in Europa league al cospetto degli israeliani dell'Hapoel Bee'er Sheva. Icardi ha bruciato, in piena area piccola, sul tempo Mandzukic, che non è certo un nano, arretrato allo scopo dichiarato, sui calci d'angolo, di frenarne l'istinto da killer matricolato.

Icardi e l'Inter, grazie alla freschezza fisica (ha giocato un'altra squadra rispetto a giovedì sera), non si sono più fermati a quel punto della rincorsa. E approfittando del clamoroso sfondone di Asomoah, sempre Maurito, il capitano delle prossime battaglie, ha domato una palletta impazzita e l'ha depositata sulla testolina di Perisic arrivato a rimpiazzare l'esausto Eder. Così, schiacciato Mandzukic, è riuscito a oscurare anche mister 90 milioni, intervenuto nel frattempo sul prato per una staffetta scritta e che non ha offerto i risultati di qualche turno precedente.

Perché nessuno, nemmeno Higuain, se poco assistito dal resto della Juve, ancora troppo pigra e imprecisa nelle chiusure difensive (Barzaglione in evidente difficoltà), può garantire lunga vita alla Juve e il primato a punteggio pieno, adesso conquistato dal Napoli che, come direbbe Totò, tomo tomo, cacchio cacchio, è davanti a tutti.

L'Inter non è ancora una splendida rivale della Juve e del Napoli ma il suo coach, de Boer, non è poi così maluccio a un mese esatto dall'inizio del lavoro. Ad Appiano avevano già fatto circolare i candidati alla sostituzione, Prandelli o Capello. Frank deve portare pazienza: siamo a Milano non ad Amsterdam.

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