Oltre ogni previsione. «Siamo contentissimi di Torino e delle quattro edizioni delle Finals finora andate in scena», così Andrea Gaudenzi (nella foto con Sinner), presidente dell'Atp. «Siamo andati oltre le aspettative. Venivamo da Londra, qualche preoccupazione c'era e abbiamo anche avuto a che fare con il Covid. Invece, è andato tutto benissimo. La cosa che mi ha sorpreso di più è l'integrazione con la città: Torino ha abbracciato l'evento, qui si vive il tennis in ogni momento». Il che non significa però che la città della Mole possa essere certa di ospitare il torneo anche nel quinquennio 2026-30. Domenica ci sarà un primo annuncio, che intanto confermerà la presenza delle Finals in Italia: gli spifferi che danno per scontata una staffetta con Milano dopo altri due anni a Torino sono sempre molto forti, ma sia la Regione Piemonte che la Città e le varie fondazioni insistono affinchè il tutto resti così com'è. Gaudenzi rimanda ogni discorso a tempo debito e nel frattempo allarga il discorso: anche all'Arabia, dove le Finals per ora non sbarcheranno ma dove potrebbe nascere («non prima del 2028») un nuovo Master 1000 «che non toglierà il posto a nessuno. Con gli altri tornei abbiamo un accordo di media e lunga durata per permettere investimenti certi nel tempo. Una stagione ancora più lunga? Non credo che rispetto ai miei tempi sia cambiato granché: anche allora i big come Agassi e Sampras giocavano meno, mentre quelli come me andavano in campo 35 settimane l'anno.
Dobbiamo invece migliorare nella pausa di fine stagione, perché ora il periodo per il riposo fisico e mentale è troppo breve a causa dello slittamento della Davis a dopo le Finals».All'orizzonte, nessuno stravolgimento delle regole per accorciare il gioco: «Chi ha inventato questo gioco è stato un genio, io sono addirittura per riportare le finali dei Masters 1000 a tre set su cinque».
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