Infantino e i diritti (a pagamento) delle donne

A Nyon, nel senso dell'Uefa, ricordano le risate del segretario generale quando qualcuno osava parlare di calcio femminile

Infantino e i diritti (a pagamento) delle donne

A Nyon, nel senso dell'Uefa, ricordano le risate del segretario generale quando qualcuno osava parlare di calcio femminile. Il segretario in questione di nome fa Gianni e di cognome Infantino, l'articolo donne e pallone non lo interessava minimamente, non ritenendolo adatto al genere che, però, lui amava moltissimo ma senza football. La maturità e il ruolo di capo della Fifa ha fatto cambiare idea all'ex segretario Uefa che si è lanciato in una appassionata protesta nei confronti delle federazioni, minacciandole di boicottaggio televisivo per il mondiale che si disputerà in Australia e Nuova Zelanda: «Le emittenti hanno il dovere di promuovere e investire nello sport femminile. Le donne se lo meritano». Le emittenti hanno invece presentato una offerta ritenuta offensiva, Italia, Inghilterra, Francia, Spagna e Germania potrebbero non vedere il torneo se non alzeranno la posta: «Noi abbiamo l'obbligo morale e legale di non svendere», l'offerta sarebbe pari all'1% di quella per il torneo maschile. Gianni Infantino, oltre a dimenticare il proprio passato critico sul fenomeno calcistico delle ragazze, non accenna però al rifiuto dell'Arabia Saudita di ospitare il prossimo mondiale femminile, per evidenti ragioni religiose in contrasto con lo spirito dello sport.

Ma nel caso dei sauditi Infantino non ha mosso alcun rimprovero, il no degli emiri gli sta bene anche perché hanno garantito gli stramilioni necessari per il mondiale maschile, un'altra vittoria politico-finanziaria dopo quella del Qatar. Per le ragazze del football nessun futuro in quei paesi, là dove i diritti non sono quelli televisivi.

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