Da pazza a umorale. Che poi non è così diverso. L'Inter di questo periodo è proprio così. Un gigante dai piedi d'argilla con l'umore variabile. Facile dire che quando si vince va tutto bene e se si perde tutto sembra nero, ma l'equilibrio in casa nerazzurra non sta proprio di casa. Né in campo né fuori. Una squadra fortissima, cinica e cattiva che sembra poter dominare tutti. Una squadra debole, insicura che commette errori in serie. È sempre la stessa squadra, è sempre l'Inter.
Basti vedere la doppia sfida con la Juventus in queste due settimane. Prima nerazzurri dominanti, vittoriosi, Juve annichilita e progetti di gloria. Poi, in coppa Italia, imprecisa, distratta con errori marchiani che decidono una partita rigettando l'ambiente nello sconforto. Equilibrio, questo sconosciuto. Lo stesso che manca anche al tecnico Antonio Conte. Non per quanto riguarda le scelte tecniche e tattiche ma per quanto riguarda la tiritera del progetto Inter che un giorno va bene e quello dopo è un pasticcio. Così Conte l'altra sera, dopo il ko di coppa Italia: «Situazione sicuramente particolare, è inutile nasconderlo: siamo partiti con un progetto ad agosto, poi ci siamo fermati». Così lo stesso Conte due settimane fa, dopo la vittoria di campionato con la Signora. «Già da agosto sapevo che c'erano dei problemi ma gli abbiamo affrontanti». Dove sta la verità?
Di certo la complessa situazione societaria rappresenta un alibi oltre che una distrazione. E il silenzio assoluto dalla Cina non aiuta nessuno. Il gruppo Suning, non è un mistero, è a caccia di denaro fresco per far fronte alla crisi che lo ha colpito causa pandemia. Dopo il no (per ora) al fondo Bc partners, si cerca un altro soggetto interessato ad entrare nella società ma ancora non è chiaro se la famiglia Zhang voglia disimpegnarsi dall'Inter o cercare un socio di minoranza. E questo caos, unito alla mancanza di chiarezza e ulteriormente acuito dalla distanza fisica, e non solo, della società, aumenta le difficoltà generali.
E così la squadra rimane a metà del guado, divisa tra la consapevolezza della propria forza e la paura dei propri limiti. Come la dipendenza da Romelu Lukaku, quando c'è fa la differenza, quando non c'è si sente eccome. Ma una vera big non può aggrapparsi solo e soltanto a un giocatore, per quanto fortissimo. Non è un caso che negli ultimi giorni di mercato si sia ipotizzato lo scambio Dzeko-Sanchez. «I suoi numeri sono impietosi», ha detto Conte del cileno. Forse non una grande idea metterlo così nel mirino a trattative già chiuse. C'è poi un altro problema che accende soprattutto i tifosi e i social. Che fine ha fatto la sicurezza che rispondeva al nome di Samir Handanovic? Al di là della topica colossale contro la Juventus, può capitare a tutti, più volte il portiere sloveno è sembrato poco reattivo e poco sicuro, non quello che salvava le situazioni, anche quelle più complicate.
Tanto che in molti hanno lanciato campagne social per far giocare il giovane Radu che sta crescendo alla sue spalle ma non si è mai visto in stagione. Basta un pensiero per tirarne un altro. Basta un risultato e cambia tutto. Basterebbe un po' di equilibrio...
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