Comanda l'Inter. Comanda a Milano e nel campionato. Comanda staccando di 4 lunghezze l'ex padrone del torneo, il Milan, ridimensionato con quei 3 sigilli che pesano come piombo sulle spalle e sul futuro di Pioli e del suo schieramento. Lautaro e Lukaku hanno demolito la difesa del Milan a modo loro, secondo scontate previsioni: in contropiede e a campo aperto, con quelle ripartenze feroci che hanno segnalato la fragilità di Romagnoli e soci, persino Donnarumma (sul terzo gol di Lukaku) non è stato irreprensibile come in cento altre occasioni.
Non è stato un derby tutto in discesa per l'Inter, è bene segnalarlo al fine di non piegare la realtà calcistica al risultato. Sull'1 a 0, a inizio ripresa, Handanovic ha salvato la pelle, il derby e il primato, alla sua Inter con una striscia di interventi, di polso, di mano, con l'istinto purissimo del grande portiere, sulle rasoiate di Ibra prima e di Rebic nel finale. Conte l'ha preparata così e così si è srotolata la sfida numero 228 grazie a quella partenza fulminea (Lautaro di testa in gol dopo 5 minuti sul primo sbandamento difensivo rossonero) che ha fulminato il Milan. Per vederlo rianimato e segnalarlo nella metà campo interista, c'è stato bisogno di molti minuti. La spiegazione è solo calcistica. L'Inter è strepitosa quando si lascia comprimere perché poi, come una molla, può scattare nelle praterie e imporre velocità e tecnica.
Non solo. La posizione geografica di Brozovic, schermo davanti a Ibra, è stata fondamentale per togliere luce e spazio all'unica fonte del gioco offensivo milanista. Se poi si aggiungono le performance di alto livello firmate da Perisic (suo l'assiste sul 2 a 0) e gli strappi di Hakimi, allora non deve assolutamente stupire quel che è maturato nella ripresa quando il Milan ha mollato gli ormeggi per tentare di risalire la china. Ha avuto a disposizione tre minuti di fuoco e fiamme, i primi tre della seconda frazione: Ibra si è esaltato di testa, così come Tonali prima di uscire di scena e in quelle occasioni Handanovic ha risposto da campione. Lukaku, l'ammazza-derby puntuale, ha poi completato il trionfo firmando la discesa del terzo gol che lo porta a quota 40 reti in 58 presenze, salendo alle spalle di Ronaldo e Vieri. Evidente il divario fisico tra Inter e Milan: ha scavato una trincea che adesso divide i due club anche in classifica. C'è anche di più. In una settimana, 3 partite, tra Spezia, Stella Rossa e derby, la difesa del Milan ha subito 7 gol e il suo attacco ne ha marcati solo due, a Belgrado tra l'altro, in Europa league. Contabilità in deficit per pensare di guadagnare qualche punto in classifica.
Adesso, davanti ad Antonio Conte, si spalanca un'autostrada. Con una sola partita a settimana da preparare, può davvero andare in fuga e salutare la compagnia. Gli è sempre successo sia con la Juve del primo scudetto che a Londra con il Chelsea. Il Milan deve guardarsi dalla concorrenza che comincia ad assediarlo alle spalle. Non è stato strapazzato come contro l'Atalanta ma forse nel fortino difensivo qualche cambio (Tomori per Romagnoli) potrebbe risultare utile.
La LuLa è la vera coppia regina del campionato. Insieme hanno realizzato la fabbrica del gol. Guai a concedere loro spazio e qualche metro di libertà. Sono diventati micidiali dopo aver patito in gennaio qualche turno di scarso profitto.
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