Inter, dal polverone Ausilio escono il caos e... Spalletti

Il ds parla di giocatori divisi dalle etnie e su Conte dice: «I big sono nei top club». Non resta che Luciano?

Inter, dal polverone Ausilio escono il caos e... Spalletti

La diagnosi sui mali dell'Inter era chiara a molti. Da qualche ora è certificata dall'intervento di Piero Ausilio, 45enne ds della società nerazzurra, al corso di perfezionamento in Diritto sportivo presso l'Università degli Studi di Milano. Ne è scaturita una fotografia in "hd" che illustra con chiarezza i motivi per cui Icardi e compagnia hanno toccato il fondo nelle ultime 8 giornate. E non ci venga a dire, Ausilio, che è stata carpita la sua buona fede perché riteneva di parlare a porte chiuse. Solo un bambino poteva pensare che nessuno dei presenti registrasse le sue parole, finite puntualmente sul sito di Calciomercato.com. Evidente la volontà di raccontare la verità, tutta la verità, o quasi, sull'ennesimo fallimento del club: guarda caso all'indomani dell'arrivo di Sabatini, plenipotenziario di casa Suning. Comportamento insolito, anomalo, fortemente critico con la società. Vedremo come la prenderà la proprietà cinese. Da quelle parti l'affezione all'azienda non è un valore aggiunto, ma qualcosa di acclarato. Da capire quindi i motivi del suo comportamento: affrancarsi da certe responsabilità, uscire di scena o che altro? Ma lui dov'era quando non condivideva certe scelte? E quale posizione ha preso? Se era contrario all'esonero di Mancini e all'arrivo di un tecnico senza esperienza in Italia, perché è rimasto? E perché più avanti ha rinnovato l'accordo?

Tanti interrogativi, e non tutti retorici. Vale allora la pena di riportare alcuni brani del suo intervento.

Ausilio e la programmazione: «Nel calcio, come nelle aziende, se non programmi bene, vai incontro a una stagione negativa. E l'Inter ha fatto tantissimi errori. Abbiamo cambiato 4 allenatori con nessun risultato. C'era un tecnico che aveva cominciato la preparazione e poi, a una settimana dall'inizio della stagione, per mille motivi si decide di mandarlo via. Oppure se n'è andato lui. Così scegliamo un allenatore che non conosceva il calcio italiano. Alla fine arriveremo settimi o ottavi. Eppure la rosa è fatta di buoni calciatori. Chi oggi dice che è scarsa, prima affermava che l'Inter era la vera antagonista della Juve. L'ha detto Allegri, l'hanno detto anche Sarri e Spalletti».

Ausilio e la nuova società: «Non può esserci un progetto se non c'è una continuità di dirigenza. Ora stiamo ripartendo. Abbiamo una proprietà forte, solida, che vuol vincere. Suning potrebbe tranquillamente comprare i giocatori più famosi, tipo Cristiano Ronaldo, ma la verità è che non può farlo perché deve rispettare il fair-play finanziario. Bisogna puntare sui giovani. Gabigol? No quello è qualcosa di diverso, ma non posso spiegarlo».

Ausilio e lo spogliatoio: «Ad Appiano non c'è gente che non lavora. I giocatori si allenano e anche bene, ma non fanno un gruppo solidale per questioni di etnia, di età, ma anche di personalità e valori umani. Ci sono tanti gruppetti. E c'è tanta gente che pensa a se stessa. Ognuno non fa più del suo. Manca il senso di solidarietà».

Ausilio e l'ennesimo nuovo allenatore: «Se punteremo a un tecnico con le caratteristiche di Conte? Bisogna confrontarsi con le situazioni contrattuali. Ci stiamo pensando.

Però poi vai a vedere che tutti i top sono al Chelsea, al Tottenham, all'Atletico, alla Juve». Come dire che lui prima e Sabatini poi hanno pensato a Conte, Pochettino, Simeone, perfino Allegri. Scelte impossibili o quasi da raggiungere. Così stando le cose, la strada porta a Spalletti.

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