Milano Leader, basta la parola. E l'Inter ce l'ha eccome. Si chiama Lautaro Martinez, 25 anni, campione del mondo e stasera anche capitano. Serve altro? Sì, serve una partita in ogni caso attenta, ché il derby sfugge a ogni logica. Altrimenti, due settimane dopo Riad, come immaginare uno scenario differente? «Serviranno testa e cuore, sappiamo che il Milan è una grande squadra e quello che è accaduto in Supercoppa non conta»: Simone Inzaghi illustra la vigilia nerazzurra senza fronzoli o sorprese, un po' come sarà la squadra che schiererà per ribadire la recente superiorità e cancellare invece le sconfitte dolorose dell'andata e dello scorso anno, 5 febbraio come oggi, nel derby che poi valse al Milan lo scudetto.
Torna Skriniar, senza la fascia e probabilmente anche senza fischi dai tifosi traditi. Non prima del derby, per lo meno. Poi dipenderà anche da come le cose andranno in campo. Darmian a destra, l'ex Calha in mezzo, con Brozovic forse finalmente in panchina. E poi l'attacco titolare, con Dzeko accanto al Toro Martinez e Lukaku in panchina, pronto al soccorso in caso di bisogno. «Sta sempre meglio, s'è visto anche contro l'Atalanta. I prossimi per lui saranno mesi importanti, mi aspetto che finalmente ci dia la mano che tutti ci aspettiamo». In gioco anche la permanenza in nerazzurro, ma è presto per parlarne e non sarà solo qualche gol a garantirla. Il Mondiale vinto, pur non da protagonista, ha restituito all'Inter un Lautaro diverso, più completo, più totale, un vero leader. Ci sarebbe da lasciargli la fascia anche a organico completo, senza rispettare quella gerarchia di presenze, che è tradizione, ma può non essere legge. «Lautaro è più di un anno che gioca alla grande, anche prima del Mondiale è stato fantastico: sempre presente e sempre utilissimo», Il Toro ha segnato un gol al Milan a Riad, e che gol, e 2 nella semifinale di Coppa Italia dello scorso anno. In totale, 6 centri in 11 partite (3 su 7 in campionato). Numeri che ne lustrano il valore.
Il Napoli è lontano, meglio non pensarci. Il derby vale come un'altra tappa nella lunga volata Champions, traguardo a questo punto non di minima, visto che col mischione che s'è creato c'è il rischio concreto di restare fuori dalla Coppa più importante. E allora sì che sarebbero guai. «Fra noi e loro c'erano 2 punti alla fine dello scorso campionato e ce ne sono altri 2 ora», dice Inzaghi, sottintendendo un sostanziale equilibrio con il Milan. «In Coppa siamo andati meglio noi, ma basta un dettaglio per stravolgere una partita».
A gennaio, l'Inter ha battuto il Napoli, il Milan e l'altra sera l'Atalanta, non giocando mai nello stesso modo, modulo a parte.
A Riad, Inzaghi sorprese Pioli aggredendo il Milan già sul primo pallone. E così andò finché ci fu partita. Stasera il canovaccio potrebbe essere diverso, vedremo. Di certo il derby si vince in campo ma la vittoria nascerà in panchina.
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