Paolo Banchero, il fenomeno di Seattle che incanta la Nba e il popolo di Orlando con la maglia dei Magic, ha detto in una intervista sul sito della federazione mondiale, che darà tutto per avere un impatto con la Nazionale azzurra che lo adotterà nella maniera migliore. Alleluia brava gente del basket italiano che sognava e sperava di avere questo regalo per Natale. Confermando le origini genovesi del padre Mario che gli ha dato il passaporto italiano, con questa intervista assenso potrebbe far risparmiare a Petrucci, l'allenatore Pozzecco, il direttore generale Trainotti, il viaggio previsto a dicembre per convincere la prima scelta della NBA a scegliere la nostra Nazionale. Saremo tutti felici se al mondiale in Asia sarà lui il capo branco nella squadra gioiosa che si è guadagnata in Georgia la carta verde per essere fra le 32 che si giocheranno il titolo mondiale del 2023, fra agosto e settembre, sui campi di Okinawa (Giappone), Giacarta (indonesia) e Manila (Filippine), dove le finaliste si contenderanno il titolo.
Con Banchero, magari con un Gallinari risanato, potremmo sognare di ritrovare una medaglia importante che ci manca dall'argento olimpico in Grecia nel 2004 dove Pozzecco giocava agli ordini del Carlo Recalcati che oggi è uno dei suoi autorevoli assistenti. Con i giocatori NBA, non soltanto quelli importanti, si è sempre nel dubbio: costano tanto come assicurazione, spesso le squadre dove giocano non sono tutte disponibili. Il ventenne nato a Seattle, Paolo Napoleon James Banchero, però, ha detto che sceglierà l'Italia, terra degli avi paterni, anche se eleggibile nella nazionale statunitense, la sua terra, la sua scuola, la sua origine, figlio di Rhonda Smith ex della lega professionista nel basket americano femminile, cresciuto a Duke, nella mitica squadra universitaria dei Devils. È stato conquistato da Pozzecco e dai suoi cavalieri sarmati nella vittoria all'ultimo europeo contro la Serbia strafavorita: «Ho adorato il modo in cui hanno difeso e il grande movimento in attacco. Il modo come giocano è fantastico. Passione e collettivo della squadra e dell'allenatore con i suoi assistenti. Nel nostro gioco la squadra viene prima di tutto, importante il gruppo non l'individuo. Mi impegnerò per essere il miglior compagno possibile. Con loro sarò un giocatore differente, un esempio per essere davvero di aiuto alla nazionale italiana. Sono eccitato dall'idea di poter dare il mio contributo alla squadra prima e poi raggiungere grandi risultati».
Ne ha parlato con Nico Mannion, figlio di Pace grande storia nel nostro basket, un buon amico che con Azzurra gioiosa ha trovato la sua dimensione, e con Riccardo Fois, l'allenatore italiano che ha trovato la sua gloria nel basket universitario e anche nella NBA, assistente di Pozzecco all'europeo. Vorrebbe giocare davvero col Gallinari, perché ammira la sua storia di giocatore e il modo in cui tira.
Una dichiarazione d'amore così bella rende tutti felici.
Quello che non riusciamo a trovare e creare da noi lo troveremo in questo ragazzo di 208 centimetri che a 15 mesi era già 91 centimetri, passato anche nelle spire del durissimo football e nella crudeltà della vera atletica.
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